L'Espresso vende Kataweb?

Tornano le voci sulla vendita di Kataweb, ma Caracciolo smentisce. Intanto la web company vale la metà di quanto valeva nello scorso anno.
Tornano le voci sulla vendita di Kataweb, ma Caracciolo smentisce. Intanto la web company vale la metà di quanto valeva nello scorso anno.

La salute dei portali generalisti non sembra più così florida. Alcuni siti che avevano puntato tutto su tale formula hanno infatti mostrato, specie negli ultimi mesi, difficoltà e cedimenti sempre meno minimizzabili, a cominciare dall’annullamento degli annunciati progetti di quotazione al Nuovo Mercato, malgrado le ingenti somme investite in questi anni.

Benché “ la crisi“, o quantomeno le difficoltà, riguardino una larga fascia di nomi anche molto noti, da Jumpy a Virgilio, il caso più emblematico resta probabilmente quello di Kataweb. Fino a pochi mesi fa, obiettivo prioritario nella strategia della società sembrava essere l’imminente quotazione in borsa. Oggi, questa prospettiva si è allontanata al punto che l’amministratore delegato del gruppo Espresso, Marco Benedetto, può liquidarla definendola “un falso problema“.

Il fatto è che oggi il valore al collocamento della società non supererebbe i 3 mila miliardi, mentre l’anno scorso Kataweb era stimata per una cifra più che doppia. Inoltre, nel 2000 il portale del gruppo Caracciolo ha bruciato circa 100 miliardi, e nulla esclude spese equivalenti anche per quest’anno, sebbene lo stesso Caracciolo continui a dirsi ottimista, puntando tutto sul pareggio operativo entro il 2002. Un ottimismo che però non è bastato a sedare le voci sulle intenzioni del gruppo di cedere Kataweb.

In realtà si tratta di voci circolanti già da diversi mesi, se è vero, com’è vero, che già a gennaio si parlava dell’interesse mostrato da Terra Lycos (che in Italia già possiede Lycos Italia, Spray Italia e Clarence) nei confronti di Kataweb. Del resto, il gruppo di De Benedetti aveva già ceduto, tempo addietro, il 5% del suo capitale a Unicredito, proprio con lo scopo di rafforzarsi in vista di una futura quotazione. Il problema è che però all’epoca Kataweb valeva quasi il doppio di quanto valga adesso. Un’eventualità, questa del calo di valore, contro la quale Unicredito si era a suo tempo efficacemente tutelato, imponendo una clausola per stabilire che, se al momento della quotazione il valore di Kataweb fosse sceso sotto i 6.100 miliardi, la quota di proprietà di Unicredito sarebbe cresciuta in proporzione, pur senza superare il 10%.

Tutte le voci riguardanti la cessione a terzi di Kataweb sono state smentite direttamente da Carlo Caracciolo, il quale, durante l’assemblea per l’approvazione del bilancio del gruppo, pur ammettendo che l’operazione Kataweb è partita forse “con un eccesso di briglia sciolta”, ha ribadito l’intenzione di raggiungere il pareggio operativo entro il 2002. Dichiarazione che non ha mancato di suscitare svariati commenti tra gli osservatori, in qualche caso non si sa se più acuti o maliziosi: “Difficilmente, in questo momento, il gruppo riuscirebbe a spuntare un’offerta che consenta di recuperare buona parte degli investimenti profusi ‘con eccesso di briglia sciolta’: tanto vale cercare di rilanciare la società, salvando il salvabile e tagliando i rami secchi.”

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