E-commerce: l'Europa tassa gli USA

A partire da luglio del prossimo anno, i siti non comunitari che vendono beni e servizi in formato digitale dovranno versare l'IVA all'Unione Europea se il cliente proviene da uno dei 15 paesi membri. Il provvedimento dovrebbe ridurre lo svantaggio competitivo dei siti europei. Ma gli USA parlano di discriminazione.
A partire da luglio del prossimo anno, i siti non comunitari che vendono beni e servizi in formato digitale dovranno versare l'IVA all'Unione Europea se il cliente proviene da uno dei 15 paesi membri. Il provvedimento dovrebbe ridurre lo svantaggio competitivo dei siti europei. Ma gli USA parlano di discriminazione.

Avrà effetto soltanto da luglio 2003, ma fa già discutere,
il nuovo sistema di tassazione delle vendite via Internet approvato la
scorsa settimana dall’Unione Europea.
Il sistema, pensato per ridurre lo svantaggio competitivo dei rivenditori
europei rispetto a quelli statunitensi, si applicherà a tutti i paesi non
comunitari.

Secondo la legge statunitense, sui prodotti acquistati in
Rete e distribuiti in formato digitale (file musicali, libri elettronici, software
ecc.) non va pagata la Sales Tax, un equivalente dell’Imposta sul Valore
Aggiunto (IVA). Acquistare su siti statunitensi è così diventato
particolarmente vantaggioso per i cittadini europei, che possono trovare questi
stessi prodotti scontati di un 15-25% rispetto a quelli offerti dai siti
comunitari.

Ora la situazione cambierà: da luglio dell’anno prossimo,
quando un cittadino dell’Unione si recherà su di un sito statunitense, questo
dovrà individuare la sua provenienza e fargli pagare l’IVA prevista nel
paese di origine. Per fare questo, ogni rivenditore statunitense dovrà
registrarsi presso le autorità fiscali di un paese membro, le quali poi
si incaricheranno di distribuire le imposte raccolte tra i vari stati a seconda
della residenza dei vari clienti.

Dal canto loro, le compagnie europee, che già pagavano l’IVA
per le transazioni con i residenti dell’Unione, saranno esentate dal suo
versamento per i servizi forniti ai cittadini extracomunitari. In forza di
questo provvedimento potrebbe crearsi una situazione abbastanza ingarbugliata,
per la quale i libri elettronici o gli MP3 saranno tassati con l’IVA massima,
mentre questo non sempre avviene, nei vari paesi, per i libri di carta e
inchiostro o per la musica venduta su CD.

Le autorità statunitensi, che già a febbraio avevano
minacciato di ricorrere presso l’Organizzazione
Mondiale per il Commercio
(WTO), hanno dichiarato battaglia: «Continuiamo
ad essere preoccupati circa la potenziale discriminazione nei confronti
delle aziende non europee,» ha dichiarato in un comunicato stampa Tara
Bradshaw, portavoce del Ministero del Tesoro
statunitense
. Gli Stati Uniti si sono lamentati del provvedimento anche di
fronte all’Organizzazione per la Cooperazione e
lo Sviluppo Economico
(OCSE). Ma la Commissione
Europea
ha risposto che la tassazione «è compatibile con il sistema
internazionale dell’OCSE».

«Accolgo con soddisfazione la decisione del Consiglio (dei
ministri) di adottare queste regole sull’applicazione dell’IVA ai prodotti
digitali,» ha scritto in un comunicato il commissario europeo alla Fiscalità Frits
Bolkenstein
: «rimuoveranno il serio handicap competitivo che le
aziende europee affrontano attualmente nei confronti dei fornitori non europei
di servizi digitali sia quando esportano verso i mercati mondiali, sia quando
vendono ai clienti europei».

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