P2P, si apre il fronte italiano

La FPM (Federazione contro la Pirateria Musicale) dichiara espressamente di voler aprire un fronte contro il P2P. Dalle pagine del sito si evince comunque come la lotta non sia contro i download individuali, quanto contro la masterizzazione selvaggia
La FPM (Federazione contro la Pirateria Musicale) dichiara espressamente di voler aprire un fronte contro il P2P. Dalle pagine del sito si evince comunque come la lotta non sia contro i download individuali, quanto contro la masterizzazione selvaggia

“Abbiamo verificato che sono attivi soggetti che condividono consistenti quantità di brani musicali illegali […] Vi sono alternative legali in rete già disponibili anche in Italia e molte altre iniziative prenderanno il via nei prossimi mesi e pertanto colpiremo senza esitazione l´illegalità“. Parola di Luca Vespignani, segretario generale della Federazione contro la Pirateria Musicale.

Le intenzioni della FPM, divulgate attraverso un comunicato stampa ieri, sono chiare: dopo aver assestato colpi decisivi alla pirateria “di piazza”, ove sembrerebbero essere in calo i numeri relativi al commercio di cd contraffatti, l’obiettivo è quello di bloccare la pirateria digitale. Nel mirino, insomma, quello stesso file-sharing che negli Stati Uniti vede da tempo opposti RIAA, utenti, ISP e aziende produttrici di software quali Kazaa e simili.

Va comunque notato come lo stesso sito della FPM lasci sottintendere una lotta mirata non tanto ai download per uso privato, quanto a chi scarica con finalità lucrative (“Non bisogna pensare che questa nuova forma di pirateria sia ad esclusivo uso individuale in quanto anche le organizzazioni criminali si stanno indirizzando verso la rete e i suoi facili guadagni abbandonando in molti casi le forme più tradizionali di contraffazione”)

I dati diffusi dalla FPM sono sicuramente importanti. Nell’arco degli ultimi 12 mesi sono stati sequestrati 1.579 masterizzatori, il 62% in più rispetto all’anno precedente. Sequestrati, inoltre, 1.280.000 CD musicali in 600 distinte operazioni. 300, infine, i siti internet posti sotto sequestro.

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