In Asia si prepara l'anti-Microsoft

I governi di Giappone, Korea e Cina preparano uno standard comune sulle tecnologie di comunicazione. I sistemi informatici dovranno essere basati su strumenti open source
I governi di Giappone, Korea e Cina preparano uno standard comune sulle tecnologie di comunicazione. I sistemi informatici dovranno essere basati su strumenti open source

Dopo l’Europa, anche l’Asia sbatte la porta in faccia a Microsoft. I rappresentanti dei governi di Cina, Giappone e Corea del Sud hanno firmato un documento ufficiale che li impegna a sviluppare standard tecnologici comuni, compresi sistemi informatici e di comunicazione cellulare bastai su software open source.

La linea è stata definita durante un meeting svoltosi a Pechino alcuni giorni fa. L’incontro, come riportato da alcuni quotidiani locali, ha visto al centro della discussione i vantaggi derivanti dall’adozione di sistemi basati sul software libero.

I tre governi asiatici da tempo hanno sviluppato un pano d’azione comune per rendere interoperabili le tecnologie all’interno del continente. In quest’ottica i sistemi open source, come Linux, hanno sempre guadagnato maggiore spessore e attenzione. I sistemi open source son preferibili alle alternative a codice chiuso per le garanzie di sicurezza ed economicità che offrono. In più, lo sviluppo di applicazioni open source è molto diffuso sia in Cina che in India.

Il Software open source evita anche il rischio di una pericolosa concentrazione dei sistemi informatici sotto un unico sistema, quello di Microsoft che tuttora governa il 90 per cento dei sistemi operativi mondiali.

In un incontro svoltosi a settembre a Phnom Penh, i tre governi avevano già espresso critiche al monopolio di fatto di Redmond. La capillare diffusione dei sistemi Microsoft «opprime la forza commerciale dei prodotti asiatici nel mercato del software» e pone gravi rischi per la sicurezza, come dimostrano le decine di virus che, veicolate attraverso sistemi Windows, invadono in pochi minuti le macchine di mezzo mondo.

L’alternativa è allora l’open source, e Linux in particolare. I tre governi asiatici promuoveranno con aiuti specifici lo sviluppo di infrastrutture informatiche proprie e assumeranno all’interno dei governi software open source.

I sistemi open source hanno sempre goduto di un grande favore in Asia. I sistemi a codice aperto, Linux in testa, hanno trovato nella regione terreno favorevole e ottimi modelli di sviluppo.

Quasi in contemporanea con il meeting infatti è stata presentata dalle due aziende cinese e giapponese Red Flag e Miracle Linux la prima versione beta di Asianux, una distribuzione Linux espressamente indirizzata al mercato desktop delle aziende asiatiche e benedetta da Oracle. Asianux propone anche un sistema di certificazioni per favorire l’interoperabilità dei software open source e proprietari. La versione finale di Asianux è attesa per l’estate di quest’anno.

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