Artisti divisi sul file sharing

Interrogati dalla Pew Internet and American Life Project, gli artisti del mondo della musica si evidenziano divisi su tutto ciò che concerne il file sharing: convenienza, legalità, distribuzione. Solo il web mette tutti d'accordo: i 2/3 navigano in Rete
Interrogati dalla Pew Internet and American Life Project, gli artisti del mondo della musica si evidenziano divisi su tutto ciò che concerne il file sharing: convenienza, legalità, distribuzione. Solo il web mette tutti d'accordo: i 2/3 navigano in Rete

Il file sharing è odiato dalle major in toto, ma non dagli artisti. Questo è quanto emerge da un questionario dell’associazione non-profit Pew Internet and American Life Project: 2.755 gli artisti intervistati, risultato decisamente chiaro circa l’orientamento del pensiero della categoria ed un margine di errore del sondaggio ponderato sul 4% (ininfluente sul giudizio globale, alla luce dei risultati emersi).

Innanzitutto emerge chiaro il feeling che gli artisti hanno con il web: oltre i due terzi della categoria navigano in Rete, oltre il 50% ammette di trarre ispirazione dalle proprie attività sul web, almeno un terzo ritiene Internet di assoluta importanza per la propria carriera. L’entusiasmo ha inoltre le proprie percentuali più elevate proprio per quella parte di categoria che può godere di una remunerazione grazie ai propri lavori.

Emerge, soprattutto, come solo una minoranza tra il 3 ed il 6% ritenga che Internet sia deleteria per la propria attività artistica. Il resto della categoria sfrutta il web in vario modo (vendita, creazione, collaborazione) e soprattutto i musicisti indipendenti considerano il mezzo come un canale preferenziale per bypassare il normale viatico di distribuzione.

In merito al file sharing la categoria è sommariamente divisa. Se la metà degli intervistati ritiene che la condivisione online andrebbe fermata, oltre il 35% è invece su posizioni opposte. Il 60% ritiene che la campagna RIAA non sia opportuna, e solo il 15% indica le aziende del P2P (l’esempio più classico è Kazaa) come colpevoli della condivisione. La categoria è divisa ancor più nettamente sulla questione del “fair use”, ovvero sui limiti che va imposta sulla masterizzazione dei brani.

Una parte degli intervistati ha anche ammesso di fare uso del file sharing, ma solo una piccola percentuale (13%) ritiene che l’uso di tale strumento abbia limitato la propria spesa nel settore. Il 29% ha anzi ammesso di essere stato stimolato a spendere di più, mentre una larga maggioranza non vede differenze in merito.

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