Vodafone contro l'impero Telecom Italia

Vodafone si scaglia a testa bassa contro l'impero Telecom Italia. L'accusa arriva direttamente alla Corte d'Appello di Milano e fa riferimento ad un abuso di posizione dominante per un illecito uso dei profili dell'utenza Telecom a vantaggio di Tim
Vodafone si scaglia a testa bassa contro l'impero Telecom Italia. L'accusa arriva direttamente alla Corte d'Appello di Milano e fa riferimento ad un abuso di posizione dominante per un illecito uso dei profili dell'utenza Telecom a vantaggio di Tim

Fin quando ‘life is now’ è comparso il tv è stato evidente che lo scontro sarebbe stato frontale, pur nei limiti del mercato e della normale concorrenza: le pubblicità Vodafone erano incentrate su una presa del telefono che si staccava dal muro, quelle Telecom Italia in una presa telefonica che tornava a reinserirsi nel muro. Ora lo scontro andrà ben oltre la semplice pubblicità ed i muri tra i quali prenderà vita lo scontro sono quelli della Corte d’Appello di Milano.

Vodafone ha infatti avviato una azione giudiziaria contro Telecom Italia. Pesanti le accuse: si passa, in particolare dall’ «illecito sfruttamento delle informazioni privilegiate detenute in qualità di gestore della telefonia fissa per “schedare” i clienti (anche, soprattutto quelli delle aziende concorrenti, ndr) e proporre offerte mirate» all’«abuso di posizione dominante». Approfondisce i capi d’accusa La Repubblica: «per l’impiego “di informazioni strategiche riguardanti le attività di telefonia fissa per competere nel mercato del mobile”. Per aver “promesso sconti sui servizi di telefonia fissa, per sottrarre clienti a Vodafone nel mercato del mobile”. Per aver “sfruttato” il servizio 187 di Telecom Italia “per promuovere servizi di comunicazione mobile”».

I legali Vodafone avrebbero in particolare chiesto 525 milioni di euro per i danni arrecati al gruppo nel settore della telefonia mobile, il tutto schedando l’utenza, misurandone le abitudini e proponendo così illecitamente proposte ad hoc sfruttando il vantaggio detenuto nei confronti della concorrenza: «grazie alla sua enorme banca dati da ex monopolista dei telefoni italiani (e ancora oggi nel fisso Telecom controlla circa l’80% del mercato, e il 95% del mercato residenziale), il gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera e Riccardo Ruggiero lavorerebbe per incrociare i profili di consumo della telefonia fissa con quelli del mobile, per individuare ad esempio se all’interno di una famiglia […] ci sono anche clienti di aziende concorrenti di Tim nel mobile».

Ancora secondo La Repubblica fino a metà 2005 Tim perdeva decine di migliaia di clienti ogni trimestre. Dopo la fusione effettiva con Telecom, invece, ogni tre mesi un milione di nuovi clienti fluiva verso l’azienda di Tronchetti Provera. Secondo Vodafone è questo il chiaro risultato dell’abuso di posizione portato avanti trainando l’utenza del fisso verso l’offerta mobile ed impedendo così alla concorrenza di poter partecipare al mercato a parità di condizioni. Importante il fatto che Vodafone abbia direttamente saltato il balzello dell’Authority della Concorrenza per portare avanti la propria denuncia: passando direttamente alla Corte d’Appello il procedimento si apre senza che un organismo dimostratosi più volte in passato assolutamente debole nei confronti di Telecom abbia da far perdere ulteriore tempo all’accusa.

Il Giornale cita invece una storia ancora diversa, ma ancora una volta coinvolgente Telecom Italia: «Telecom […] ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni e Fastweb sulle “tariffe di interconnessione inversa”, chiedendo […] l’annullamento della delibera dell’Authority che ha definito la controversia tra le due società su tale materia accogliendo “in via preliminare, la richiesta di Fastweb in merito alla sussistenza di un proprio diritto a prevedere condizioni economiche per il servizio di terminazione differenti da quelle praticate da Telecom Italia”».

A Piazza Affari il titolo Telecom Italia è stato immediatamente tra i più scambiati anche se al momento la quotazione non ha eccessivamente pagato delle notizie provenienti dai tribunali. È possibile che le “mani forti” del mercato attendano maggiori lumi prima di decidere come muovere i propri capitali.

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