ADD: Wimax, ma a certe condizioni

L'associazione Anti Digital Divide ha esposto il proprio pensiero in relazione alle novità provenienti dai ministeri circa l'apertura del Wimax: si al nuovo canale, no ad un sistema deregolamentato di asta, equità e priorità ai territori digital divisi
L'associazione Anti Digital Divide ha esposto il proprio pensiero in relazione alle novità provenienti dai ministeri circa l'apertura del Wimax: si al nuovo canale, no ad un sistema deregolamentato di asta, equità e priorità ai territori digital divisi

L’approdo al Wimax ha vissuto una forte accelerazione negli ultimi giorni con l’accordo tra i ministeri delle Comunicazioni e della Difesa per la disponibilità di un primo lotto di frequenze da destinare alla banda larga. A distanza di pochi giorni giunge l’importante analisi offerta dall’associazione Anti Digital Divide, dalla quale giunge un plauso pieno di vincoli e condizionali.

Recita il comunicato dell’associazione:

«Premesso che la messa in disponibilità di un primo lotto di frequenze non possa far altro che piacere ad ADD, non possiamo evitare di far notare alcuni orientamenti del Ministero riguardo alla distribuzione delle frequenze stesse. […] sembra sia ormai consolidato il pensiero di indire delle
Aste per l’assegnazione delle licenze in stile similare a quella effettuata alcuni anni or sono per le licenze UMTS, correndo il rischio di fatto di creare un nuovo sistema “chiuso”, gestito dai pochi che si potranno permettere di partecipare ad aste, seppur magari su base regionale, nelle quali si dovranno presentare offerte di acquisto probabilmente molto alte per piccoli lotti di frequenze su base locale. Se il Ministero delle Comunicazioni intederà procedere in questo senso, non farà altro che creare ulteriori problemi al mercato, già dei pochi, che probabilmente vedrà sparire molte piccole realtà locali venendo meno al principio di concorrenza leale (avvantaggiare i forti a discapito dei deboli)
».

La proposta dell’associazione ha inoltre valenza propositiva nel momento in cui si suggerisce un obbligo associato ai diritti d’uso delle frequenze, il tutto in direzione della reale e fattiva diminuzione del digital divide italiano: «AntiDigitalDivide crede che dovrebbe essere segnalata, come obbligo associato ai diritti d’uso delle frequenze, una percentuale minima (non inferiore al 25%) di copertura del territorio sottoposta a verifiche periodiche, sotto il controllo delle preposte autorità, a distanza massima di un anno dalla data di concessione della licenza. Inoltre si auspica che il calendario di distribuzione ed il relativo coordinamento delle stesse, debbano prevedere il rilascio, obbligatorio, in primo intervento, sui territori Digital Divisi per i quali nei mesi scorsi abbiamo lanciato un censimento attraverso il nostro sito. Quindi, solo a fronte della copertura nelle zone digital divise dell’area assegnata, l’operatore potrà provvedere alla vendita in altre aree».

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