Parlando ancora di landing page...

Torno su un argomento discusso tante volte, ma che genera sempre tanti dubbi: la landing page.

L’importanza di una landing page viene spesso sottovalutata, si pensa che il maggior compito di chi si occupa di seo e web marketing, sia quello di portare traffico a un sito e lì poi magicamente i visitatori si dovrebbero convertire in acquirenti.

In realtà il tasso di conversione è molto basso, perchè ci sono una miriade di fattori che possono influenzare o meno l’azione desiderata.

La gran parte degli utenti che arriva su una LP a colpo d’occhio, in pochi secondi, capisce se quella pagina vale la pena di una lettura più approfondita o meno. Se è vero che ci vogliono al massimo 10 secondi per convincere un visitatore a restare o meno su una pagina e che in genere sono lette le prime 15 parole.. è bene stare attenti a tutti gli elementi di una LP che possono dare una cattiva prima impressione.

Alcuni fattori che possono spaventarlo sono:

  • form di registrazione pieni di campi da riempire;
  • poca leggibilità della pagina (font troppo piccolo);
  • un design che ha un aspetto amatoriale;
  • e molto altro…

Ma anche una volta che il visitatore ha iniziato la lettura seria, ci sono fattori che influenzano la sua decisione a compiere l’azione (call to action) o meno: le parole usate, l’utilizzo di video e audio, l’integrazione di testimonial o qualche tipo di credenziale, la quantità di informazioni date (sono sufficienti?), la presenza di troppi link in uscita verso pagine non necessarie, la mancanza di rassicurazioni su privacy, sicurezza, spedizione, pagamento, ecc..

Viceversa la coerenza del messaggio all’interno di una landing con quello dell’annuncio (banner, ppc o altro) che ha fatto cliccare, può essere un elemento decisivo nel processo di conversione di un visitatore.

Un ultimo fattore da prendere in considerazione è l’URL della landing page.

Molti pensano che trattandosi di una pagina in cui si arriva tramite click su un link, sia irrilevante come sia scritto l’URL (se ci sono caratteri difficili, trattini, parole che si confondono…), ma è bene non sottovalutare questo aspetto: se il link è inviato tramite email, ci sono diversi programmi di posta con il link automatico disabilitato e il destinatario deve copiare e incollare l’indirizzo.

Ma anche se il link è un collegamento testuale in una pagina web, o compare su un annuncio, pare che le persone siano più disposte a cliccare di fronte a parole di senso compiuto, che non a sigle prive di senso.

Ai molti che ancora oggi chiedono cosa siano le landing pages…

Le landing page sono pagine sulle quali una persona atterra dopo un click su un banner, una ricerca o un link su una mail. A volte sono confuse con le splash pages (le pagine di introduzione spesso realizzate in flash ma che possono essere “skippate”), bridge page (le doorway pensate per attirare i motori di ricerca e non per i visitatori, ancora purtroppo molto usate) o anche mini siti (che sono simili). Spesso c’è confusione fra il mini sito e la landing. Il mini sito è ovviamente più ricco e approfondisce maggiormente un argomento o un tema, e può avere più obiettivi e più azioni da far compiere al visitatore. Il mini sito può avere anche una grafica o una navigazione indipendente rispetto al sito originale. In entrambi i casi si tende a tenerli separati dalla home page.

L’obiettivo di una landing page è spingere un visitatore a compiere una specifica azione (call to action): registrarsi, acquistare, telefonare, inviare una mail… In genere le landing page sono fatte in abbinamento a una campagna di web marketing (quale ad esempio adwords) che porta traffico a un sito.

Concludo affermando ciò che dicevo mesi fa, ovvero che non esistono regole certe, ma solo voglia di testare e ri-testare per capire cosa funzioni e cosa no.

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