Io Google, tu Google, egli...?

Weinberger allo IAB ha definito Google “l’home page di tutti i siti web“. Paragone azzeccato se si considera la forte caratterizzazione che big-G si è dato in questi anni attraverso i vertici aziendali. Basti pensare a micro-cambiamenti che l’interfaccia ha subito nel corso di 10 anni di vita: roba da niente in confronto ai make-up che i siti di oggi subiscono nel tentativo di star dietro all’evoluzione mediatica che sfiora il parossismo.

Dunque, se Google è la mamma di tutte le home page, il punto d’accesso globalmente riconosciuto verso la totalità dei contenuti web (a proposito, chi non utilizza Google per le ricerche in rete alzi la mano, o meglio lo scriva come commento a questo thread), dovremmo giocoforza riassestare ogni azione di marketing online in modo da renderla “Google-oriented”.

Bene, proprio in calce a questa valutazione vorrei far mia una frase catturata anni fa in giro per il web (purtroppo non ricordo la fonte) che più o meno recitava: “se vuoi posizionarti su Google, fai di tutto per farti trovare al di fuori di Google“.

Poche storie, la verità non sta nel mezzo: cosa deve fare il povero marketer nei confronti della grande G? Imporsi il raggiungimento delle prime tre posizioni e in caso di fallimento umiliarsi pubblicamente, oppure considerare Google come uno dei tanti mezzi al quale destinare tempo e risorse, ma senza il presupposto di esclusività?

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