Google, non tutti vogliono il "search in search"

E' stata accolta con molto scetticismo la nuova funzione di Google per effettuare ricerche mirate sulla base dei risultati forniti dal motore di ricerca. Secondo i webmaster, il sistema dirotterebbe molti clienti verso gli annunci pubblicitari AdSense
E' stata accolta con molto scetticismo la nuova funzione di Google per effettuare ricerche mirate sulla base dei risultati forniti dal motore di ricerca. Secondo i webmaster, il sistema dirotterebbe molti clienti verso gli annunci pubblicitari AdSense

A poche settimane dalla sua introduzione, il nuovo sistema di “search in search” implementato da Google sta destando non poche preoccupazioni tra i webmaster della Rete. Dopo aver avviato una normale ricerca su Google, la nuova funzione provvede a collocare un nuovo campo tra i risultati più pertinenti per permettere ai propri utenti di compiere ricerche mirate all’interno di un singolo sito Web. Se si cerca ad esempio il termine “New York Times”, Google inserisce al di sotto dei suoi risultati una casella di testo attraverso la quale è possibile compiere una ricerca ristretta al quotiano online.

La nuova funzione offerta da Mountain View non è stata accolta positivamente dai responsabili dei grandi siti Web. Molti webmaster hanno sottolineato come “search in search” consenta agli utenti di effettuare ricerche senza entrare materialmente nei loro portali. Inoltre, in molti casi i risultati delle ricerche mirate vengono attorniati dagli annunci a pagamento di AdSense, distogliendo l’attenzione dei potenziali clienti dal sito che avevano intenzione di visitare. Da opportunità per aumentare le visite alle proprie pagine online, la casella di testo secondaria per le ricerche potrebbe dunque rivelarsi un’arma a doppio taglio in grado di dirottare gli utenti verso altri lidi digitali.

Il servizio della discordia, attivo dallo scorso 4 marzo, è per ora limitato a un numero ristretto di siti Web. Mentre numerose società hanno dimostrato un atteggiamento scettico, ma orientato a verificare nella pratica l’efficacia o meno della nuova funzione, alcuni portali hanno espressamente chiesto a Google di rimuovere il servizio per i risultati che li riguardano. Stando alle informazioni fornite dal New York Times, Amazon avrebbe ottenuto la rimozione della funzionalità per tutti i risultati di ricerca legati al suo dominio. L’assenza della casella di testo per il “search in search” sembrerebbe confermare, almeno indirettamente, l’informazione ottenuta dal quotidiano statunitense.

Nei giorni scorsi, Google ha ammesso di aver accolto alcune richieste in merito alla rimozione del “search in search”, senza però specificare i nomi delle società coinvolte nell’operazione. L’esclusione dal sistema di ricerca secondario è però definitiva e irreversibile: «Per questo motivo chiediamo [alle società] di provarlo e poi valutare se rimuoverlo. Pensiamo possa essere una funzione molto utile» ha dichiarato un portavoce di Google al NYT. Non è escluso che il servizio possa subire alcune modifiche in futuro, ma a Mountain View sembrano determinati a seguire questa nuova strategia che, secondo alcuni osservatori, risponderebbe alla crescente esigenza di ricerche maggiormente mirate da parte degli utenti.

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