Google, quando la privacy è questione di link

Google, a differenza degli altri motori concorrenti, non riporta in homepage un link al documento di policy per la tutela della privacy degli utenti. Una legge californiana, però, impone tale formalità ed ora Google dovrà in qualche modo prenderne atto
Google, a differenza degli altri motori concorrenti, non riporta in homepage un link al documento di policy per la tutela della privacy degli utenti. Una legge californiana, però, impone tale formalità ed ora Google dovrà in qualche modo prenderne atto

Chi naviga la homepage di Google ha notoriamente a disposizione una ristretta gamma di opzioni: compiere la ricerca, accedere ad alcuni canali tematici, avviarsi alle opzioni pubblicitarie oppure navigare tra le pagine istituzionali alla ricerca di informazioni sul servizio. Mancano, però, un link ed una parola che la concorrenza invece sfoggia: nessun riferimento è offerto in merito alla policy riguardante la privacy degli utenti.

La cosa viene notata dall’Electronic Privacy Information Center, gruppo che si appella alle leggi della California per tentare di imporre a Google una maggior trasparenza in merito. Secondo Marc Rotenberg, direttore esecutivo dell’EPIC, la questione è meramente legale: la Online Privacy Protection Act approvata in California nel 2003 prevede che i siti web che raccolgono informazioni personali riportino in homepage un link alla pagina contenente i dettagli sulla policy adottata per tutelare la privacy dei visitatori.

Nel caso di Google, invece, per accedere a suddetta pagina occorrono due link: su “About Google” prima e su “Privacy Policy” poi. Google non commenta al momento nel dettaglio la vicenda, limitandosi a giudicare più che sufficiente l’evidenza con cui il documento di policy è disponibile (ed appellandosi presumibilmente ad altre parti della normativa che delineano restrizioni molto più vaghe).

Alla segnalazione (pdf) dell’Electronic Privacy Information Center si sono presto unite le firme di altre 14 associazioni a tutela dei consumatori, e dal cospicuo gruppetto giunge ora il monito: se Google non terrà in considerazione quanto segnalato, il prossimo passo sarà di natura legale. L’EPIC, peraltro, dimostra un atteggiamento particolarmente savio nel segnalare pubblicamente la cosa prima di procedere a qualsivoglia azione legale, ricordando inoltre come un link in homepage non risolve certo il problema della tutela della privacy ma è quantomeno un importante passo nella giusta direzione della trasparenza.

Per Google il caso potrebbe chiudersi in poche lettere aggiunte alla homepage con un semplice link alla già esistente pagina interna. Alle associazioni non serve altro: a rigor di legge la segnalazione pare avere una sua solida struttura, con tanto di conferma in calce proveniente dalla sala dei bottoni del California Office of Privacy Protection. In una intervista ad OUT-LAW il responsabile Google per la Privacy Peter Fleisher solo un anno fa spiegava che la scelta del proprio gruppo era quella di avere una homepage particolarmente pulita, senza fronzoli e senza nulla di strettamente necessario. Nulla di “evil”, insomma: semplicemente una impostazione diversa, utilitaristica. Il link alla policy, pertanto, era stato confinato in una pagina interna. Con la segnalazione attuale, però, il concetto di “strettamente necessario” potrebbe giocoforza variare. Anche perchè per Google, già nell’occhio del ciclone sul tema specifico della privacy, un incidente legale di questo tipo potrebbe avere riflussi di immagine poco graditi a Mountain View.

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