Compressione variabile? Ti intercetto

Presso l’università di Baltimora, negli Stati Uniti D’America, è stato scoperto un modo molto singolare per decifrare le chiamate VoIP. Tutto si basa su una falla riscontrata nella compressione dell’audio attraverso la tecnica del bit-rate variabile.

Utilizzando questa tecnica, il campionamento della voce risulta essere alto per suoni lunghi e complessi e basso invece per singole e semplici consonanti. Con la tecnica del bit-rate variabile, si risparmia notevolmente banda ma da quanto affermato dall’università americana si riuscirebbe anche a dedurre dalla dimensione dei pacchetti compressi, buona parte delle parole o addirittura delle frasi che sono trasportate nel flusso voce.

Il VoIP che risulta essere di più difficile intercettazione rispetto alla telefonia tradizionale, grazie alla possibilità di crittografare il traffico o perché si basa semplicemente su un sistema peer to peer (come tra l’altro fa notare Skype), sembra risulti quindi compromesso nel caso venga utilizzata la tecnica di compressione del bit-rate variabile.

La compressione a bit-rate variabile è ancora scarsamente utilizzata ma sicuramente grazie al suo spiccato risparmio di banda verrà sempre più utilizzata dai vari software presenti sul mercato. Sicuramente una soluzione sarebbe quella di configurare la comunicazione voce utilizzando pacchetti sempre della stessa dimensione. Sicuramente ne risentirebbe l’utilizzo di banda che tenderebbe ad aumentare ma avremmo un notevole guadagno in termini di sicurezza. Giudicate voi chi tra risparmio banda e sicurezza abbia la priorità.

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