YouTube monitorerà cosa guardano gli utenti

A seguito della celebre causa contro Viacom, il sito di videosharing ha ottenuto dal giudice di non essere obbligato a condividere il codice sorgente del suo sistema di ricerca al pari di quello dei suoi filtri ma dovrà riportare a Viacom chi guarda cosa
A seguito della celebre causa contro Viacom, il sito di videosharing ha ottenuto dal giudice di non essere obbligato a condividere il codice sorgente del suo sistema di ricerca al pari di quello dei suoi filtri ma dovrà riportare a Viacom chi guarda cosa

Si è conclusa almeno una parte della grande causa per violazione del diritto d’autore che vede Viacom impegnata a dimostrare che YouTube, il più grande sito di videosharing al mondo, non può fare quello che fa per come lo fa ad oggi.

Per il momento Viacom non è riuscita nei propri intenti. Alcune sentenze preliminari infatti si sono pronunciate contro la società padrona, tra le altre cose, anche del network di Mtv: YouTube non dovrà fornire il codice sorgente del proprio motore di ricerca nè tantomeno dovrà fornire il codice relativo ai suoi filtri.

La risposta del giudice è stata esemplare: «YouTube e Google non possono essere messi a rischio solo per un azzardo. Per ottenere il diritto a guardare il codice sorgente occorrerebbero prove concrete che ciò che sostiene Google sia falso e che la funzione di ricerca o i filtri sono effettivamente utilizzati per discriminare i contenuti».

Ma non è andata altrettanto bene agli utenti. Il giudice Louis L. Stanton del distretto di Manhattan, infatti, dopo aver detto di no alle prime due richieste di Viacom ha invece trovato ragionevole la terza, quella che costringe a YouTube di tenere un log file preciso con cosa vedano gli utenti. Se infatti il sistema di ricerca di YouTube è stato considerato segreto industriale, non alla stessa stregua viene visto un archivio che annota l’attività dell’utenza sul portale.

Dunque come richiesto da Viacom Youtube dovrà tenere nota di chi guarda cosa, appuntando indirizzi IP e User ID di ogni utente per poi inviare tutto (o quantomeno tutto quello che li riguarda) alla società querelante. Ovvie, quanto inutili, proteste si sono levate in nome della violata privacy degli utenti che violano il copyright.

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