Fotosintesi

Microsoft Photosynth, il nuovo servizio di Redmond che combina le fotografie creando ambienti 3D. Vogliono stupire con effetti speciali. E ci riescono.
Microsoft Photosynth, il nuovo servizio di Redmond che combina le fotografie creando ambienti 3D. Vogliono stupire con effetti speciali. E ci riescono.

Wow! Forza, diciamolo: wow! Quel “Wow” che Microsoft non è riuscita a tirarci fuori dal gargarozzo con Vista, ora è possibile urlarlo fuori con Photosynth. Lanciato in pieno agosto, dopo un primo test che già aveva saputo stupire, il nuovo pargolo dei Microsoft Live Labs è qualcosa che sa lasciare a bocca aperta per l’originalità, per la qualità e per l’efficienza della messa a punto. Sì, in questo caso Microsoft è stata meno rugginosa di quanto non ci si potrebbe immaginare affidandosi ai luoghi comuni sul gruppo. E Photosynth è il biglietto da visita ideale per presentarsi al pubblico con una veste nuova e nuove prospettive.

Photosynth sa stupire e a Redmond sanno di aver creato qualcosa di buono. Lo sanno. Lo sanno al punto da poter usare il tutto come ariete per abbattere la coltre di diffidenza che è andata creandosi attorno al marchio. E la beffa verso il mondo Mac è tutta in una battuta ironica: «non siamo ancora abbastanza “cool” per girare anche su Mac». La promessa di una versione apposita rimane, ma per le prime prove è meglio una ribalta Windows-only, con XP e Vista unici invitati alla prima assoluta.

Photosynth è un ottimo esempio di software-plus-service (definizione cara a Ray Ozzie) con cui il materiale depositato in locale va a combinarsi nelle capacità permesse da un servizio remoto (20Gb di repository offerti di default). L’utilità è quella di una magica composizione fotografica utile a mettere assieme piccole gallerie aventi medesimo soggetto, il tutto in un collage dinamico che permette una ricostruzione 3D dell’ambiente permettendo una visione a tutto tondo. Photosynth, insomma, ricostruisce tanto un panorama quanto una serie di scatti concentrici, permettendo di avere una visione di insieme più completa su un certo ambiente o oggetto.

Un esempio concreto: innanzitutto per usare Photosynth è necessario possedere un account Windows Live avendo altresì a disposizione una serie di immagini utili allo scopo. Nel caso specifico utilizzeremo 5 fotografie scattate sul Grand Canyon da un medesimo punto di vista e cambiando ad ogni scatto l’angolo di inquadratura (così che possa essere ricostruito un angolo totale di circa 90 gradi).

Photosynth - Preparazione immagini

Una volta scelte le immagini nell’apposito box di upload (selezionandone una utile da thumbnail identificativa della gallery), il processo passa in remoto: le immagini vengono inviate ed inizia l’elaborazione. Occorre segnalare che in questa fase è altresì necessario assegnare la giusta licenza alle proprie creazioni, passando da una completa Creative Commons ad un più rigido «All Rights Reserved» con varie sfumature intermedie. I primi giorni del servizio sono stati problematici in quanto le innumerevoli gallery inviate hanno messo a dura prova i server dedicati, ma ora il flusso regolarizzato degli utenti non genera più fastidi eccessivi ed in pochi minuti il processo di caricamento risulta completato. Il primo giorno di attività, in particolare, è stato l’ideale termometro per valutare l’appeal del servizio sull’utenza: 287 mila immagini caricate in sole 24 ore per un totale di quasi 8 mila “synth” elaborati.

Photosynth - Elaborazione

A questo punto il progetto è pronto. Il sistema permette di trovarlo all’interno della propria gallery personale, modificarne i dettagli, inviarlo via mail oppure ottenere un codice di embed per ospitarlo all’interno del proprio sito web. Ecco pertanto l’esempio creato dalle 5 immagini del Grand Canyon:

Il player attuale Photosynth, non scevro di difetti di gioventù, permette di scorrere una a una le immagini sia in modo “discreto” che combinato, vedendole quindi unite in un contesto univoco e potendo addirittura farle scorrere in automatico trasformando il tutto in una sorta di piccolo filmato. Disponibile anche la visualizzazione a tutto schermo che permette di godere maggiormente dei dettagli (le immagini possono essere inviate ad alta definizione, il che offre alle animazioni una capacità di dettaglio importante).

Inevitabilmente ogni galleria può essere anche geolocalizzata. Tale funzione fornisce una fondamentale contestualizzazione agli scatti offrendo peraltro a Microsoft materiale molto prezioso anche nell’ottica di un completamento del servizio mappale in cantiere ormai da tempo. L’algoritmo che combina le immagini è tale per cui un maggior quantitativo di immagini permette una migliore risultanza finale anche in virtù di una certa omogeneità del contesto (maggiore è la sovrapposizione tra le immagini, migliore è l’effetto 3D conclusivo: la percentuale di “synth” di goni galleria sarà dunque una sorta di valutazione del lavoro di elaborazione che il sistema è riuscito ad operare).

L’utilità del tutto? Sarà molto facile da trovare: creazione di gallery personali, dimostrazioni di interni a fini turistici, fotografie di esterni per visioni panoramiche o cittadine. Una volta sul mercato, gli effetti speciali saranno il valore aggiunto della gallery e sapranno dotare di maggior carico emotivo il susseguirsi degli scatti. In ogni ambito. Dal Free Climbing…

…alla Cappella Sistina:

O ancora: un pallone, una Ferrari, la Sfinge (con immagini del National Geographic), una server room. Eccetera, eccetera, eccetera. La fotosintesi non è più solo quella clorofilliana. Wow.

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