Ha ancora senso parlare di realtà virtuale?

Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale. Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello.

I più appassionati avranno sicuramente riconosciuto la citazione tratta dal primo episodio della trilogia di Matrix che vorrei utilizzare per lanciare la domanda posta nel titolo di questo post: ha ancora senso parlare di realtà virtuale in riferimento al Web e al mondo della rete?

Personalmente sono convinto che si debbano fare opportune distinzioni.

Per come la vedo io, se con l’aggettivo virtuale intendiamo un mondo completamente svincolato e “scollegato” da quello reale, allora quel virtuale non esiste.

Come sostiene il sociologo Manuel Castells non esistono rivoluzioni tecnologiche che non siano anche rivoluzioni culturali.

Pensiamo a quello che rappresenta oggi il Web 2.0: alle ripercussioni che le applicazioni e i cambiamenti di Internet hanno sul mondo di tutti i giorni. Non possiamo certo credere che i due mondi (posto che abbia senso parlare di due mondi) siano svincolati e non s’influenzino a vicenda.

Considerare i due estremi come parti sconnesse di un medesimo sistema non ha molto senso.

Ecco quindi che la definizione di questo aggettivo, il significato che vogliamo dargli, risulta particolarmente importante.

Decisamente interessante risulta allora la distinzione operata da P.Levy, dove l’opposto del virtuale non è il reale, ma l’attuale. Voi come considerate la questione?

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