MSX, lo standard mancato per home computer

Nei primi anni ’80, Kazuhiko Nishi della filiale giapponese Microsoft, progettò uno standard unico che, una volta adottato dai vari produttori di home computer, avrebbe reso tutti i prodotti compatibili fra loro.

Battezzato come MSX, si trattava, in realtà, di un ibrido di componenti già esistenti: la CPU principale era costituita dal microprocessore Zilog Z80, la grafica era fornita dal processore video TMS9918 della Texas Instruments e l’audio era basato sul chip sonoro AY-3-8910 della General Instruments.

L’MSX conobbe una discreta diffusione anche al di fuori dei confini giapponesi e fu distribuito in diversi paesi Europei, Sudamericani, Arabi e addirittura nell’Unione Sovietica.

Inoltre, diverse aziende più o meno note, ma anche Leader a livello mondiale come Canon, Panasonic, Philips o Sony, giusto per citarne alcuni, iniziarono a produrre computer conformi a tale standard.

Tuttavia, la speranza di fare di MSX uno standard a livello mondiale non fu mai soddisfatta. Innanzitutto, il prodotto non riuscì ad attecchire sul mercato statunitense, già provato dal recente successo giapponese del VHS nel campo della videoregistrazione domestica.

Inoltre, il periodo immediatamente successivo all’introduzione di MSX, vide il proliferare di tecnologie decisamente più avanzate, come i PC IBM, i primi Macintosh Apple e il Commodore 64.

Furono comunque realizzate varie versioni di MSX, l’ultima delle quali, TurboR, fu commercializzata solo in Giappone e la cui produzione cessò definitivamente nel 1995.

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