Jerry Yang lascia Yahoo!

Jerry Yang ha lasciato nella notte il proprio posto. Yahoo è ora senza CEO ed il Board sta già vagliando la lista dei successori. Ora sì, Microsoft potrebbe tornare alla carica. Ora sì, ora tutto potrebbe nuovamente succedere
Jerry Yang ha lasciato nella notte il proprio posto. Yahoo è ora senza CEO ed il Board sta già vagliando la lista dei successori. Ora sì, Microsoft potrebbe tornare alla carica. Ora sì, ora tutto potrebbe nuovamente succedere

Jerry Yang ha alzato bandiera bianca. Nella notte il CEO Yahoo ha infatti deciso di abbandonare il proprio incarico segnando così l’ennesimo ribaltone nella storia di Yahoo. Yang, cofondatore del gruppo tornato in sella per rilanciarne gli antichi splendori, non è più stato in grado di reggere dopo che la pressione Microsoft ha messo in evidenza tutte le magagne dell’attuale complessa gestione. Il suo abbandono apre ora nuovi orizzonti e secondo gli analisti tutto può succedere. La borsa è stata oltremodo reattiva: 4.42% nell’after hour in attesa di nuove notizie prima dell’apertura odierna.

L’abbandono della carica da parte di Yang avviene tramite comunicato ufficiale: «Yahoo annuncia oggi che il Board of Directors ha iniziato a cercare un nuovo Chief Executive Officer. Jerry Yang, cofondatore di Yahoo, ha deciso di lasciare il suo posto […] e continuerà comunque a rimanere a disposizione del Board». Roy Bostock dovrà guidare la transizione. La ricerca del nuovo CEO avverrà con la consulenza della Heidrick & Struggles ed il gruppo sembra voler tenere aperta ogni porta: potrebbe essere tanto una persona già interna agli uffici di Sunnyvale, quanto una persona esterna.

Il comunicato prosegue con frasi di circostanza volte ad esprimere il pieno accordo congiunto con cui il passaggio avviene: Roy Bostock conviene sul fatto che siano maturati i tempi per un passaggio di consegne e si presta al difficile ruolo che dovrà portare l’azienda nelle mani di chi dovrà deciderne in modo radicale il futuro. Yang, 40enne di grande esperienza nel campo, ha brillato più ai tempi del lancio del gruppo che non durante l’ultimo incarico: il ciclone Google ha nel frattempo cambiato molto il mercato ed il CEO uscente non ha saputo far meglio del predecessore, limitandosi a registrare per Yahoo risultati sempre più magri mentre in Microsoft c’era chi non perdeva occasione per ricordare come Yahoo fosse un asset in «costante depauperamento».

La spada di Damocle che minacciava Yang era in mano a Steve Ballmer ormai da tempo. Dopo l’offerta “irrinunciabile” di oltre 30 dollari per azione avvenuta lo scorso 1 febbraio (oltre 40 miliardi complessivi), infatti, le azioni Yahoo hanno iniziato una progressiva discesa che ha portato il pacchetto azionario addirittura sotto quota 10. Per Yahoo è stata una discesa senza fine, risollevata soltanto sporadicamente dai rumor che vedevano Microsoft riavvicinarsi per poi negare nuovamente. Yang è sempre stato il primo oppositore alla cessione, con Carl Icahn insidiatosi nel Board a seguire dall’interno le possibilità di una transazione.

Ora che Yang non c’è più, l’interrogativo è sorto immediato: Microsoft ha la possibilità/volontà di approcciare nuovamente il gruppo? Se non per una acquisizione vera e propria (sempre più difficile visto l’attuale stadio dell’economia e la volatilità della borsa), un accordo sulla ricerca è ipotizzabile?

Il primo passo sarà innanzitutto quello della sostituzione di Yang. Rafat Ali per paidContent ha ipotizzato alcuni nomi quali Jonathan Miller (CEO AOL già nel board Yahoo), Peter Chernin (Presidente News Corp), Meg Whitman (libera da ogni incarico dopo un fallimentare approccio politico ai Repubblicani), Marc Andreesen, Sue Decker ed altri ancora. Ironicamente la lista si spinge fino a Hillary Clinton e John McCain non tanto per costruire una ipotesi seriosa, quanto per evidenziare quanto vasto sia il parco scelte a disposizione e quanta incertezza possa comportare la complessa scelta dell'”uomo nuovo” da portare in sella a Yahoo.

Quando Terry Semel lasciò nel 2007 il gruppo, Jerry Yang fu accolto come l’uomo della provvidenza: Yahoo era già in caduta libera, da lontano le ombre della Microsoft iniziavano a palesarsi, ma nulla lasciava prospettare un caduta tanto sonora, peraltro in un momento congiunturale che peggiore non può essere. Il grande rifiuto a Microsoft sembrava un motto d’orgoglio che prospettava altre soluzioni ed altro finale. L’approccio ad AOL prima e la caduta degli accordi con Google poi, però, hanno messo alla berlina un Jerry Yang privo di ulteriori cartucce da sparare.

Nella notte nessuna novità da Redmond: Microsoft ha temporaneamente declinato ogni dichiarazione ufficiale sul tema. È evidente, però, che ogni scelta futura dipenderà in modo sostanziale dalle possibili intenzioni Microsoft e la scelta del CEO potrebbe essere dettata innanzitutto dall’ipotesi dell’accordo con la controparte. Accordo che, a questo punto, è una ipotesi che deve per forza riaffacciarsi: Ballmer ha sempre più il coltello dalla parte del manico e l’assenza del grande ostacolo rappresentato da Yang appare come l’estremo tappetino rosso per i capitali di Redmond verso le casse di Sunnyvale.

Il processo di transizione dovrebbe durare tra le 4 e le 12 settimane: molto dipenderà dai tempi necessari per le manifestazioni di interesse verso la carica e le tempistiche per la scelta e l’insediamento. La poltrona di Yang, però, è una poltrona che scotta e che nel contempo richiede una scelta quanto più immediata e radicale possibile: il gruppo necessita di un cambiamento e di una guida solida perchè l’attuale situazione sulle borse non offre grandi possibilità alternative.

Col senno del poi, l’estremo invito di Yang nei confronti di Ballmer appare davvero come un appello disperato. «Ad oggi devo dire che comprare Yahoo sia nel migliore interesse di Microsoft. Non penso sia una cattiva idea dopo tutto… al giusto prezzo, qualunque sia il prezzo, saremmo disposti a vendere la compagnia. Siamo pronti a negoziare»: così Yang nei giorni scorsi in occasione del Web 2.0 Summit si San Francisco.

Dopo l’estremo appello calò il silenzio, lo stesso silenzio interrotto nella notte dall’annuncio che scompagina nuovamente tutto: Yang alza bandiera bianca, Yahoo è in piena tempesta e non c’è nessuno al timone. Yang scrive una missiva ai propri secondi e ricorda che il suo sangue rimarrà sempre viola (in chiaro riferimento ai colori del gruppo), ma l’addio potrebbe aver generato più sospiri di sollievo che non rimpianti. Ora però v’è solo incertezza, ed il punto esclamativo di Yahoo è oggi quantomai sbiadito.

Ma la cronaca di questa notte non può finire qui. Perchè c’è un capitolo importante ancora da scrivere. L’abbandono improvviso di Yang attende importanti dichiarazioni dai gruppi vicini e dai nomi concorrenti. Molti sono attesi al varco: Ballmer, in primis. Icahn, per secondo. Questo capitolo non è finito, perchè l’avvicinamento al nuovo CEO scriverà un paragrafo importantissimo nella storia di Yahoo. E non solo in quella.

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