Sopravvalutati i pericoli della rete per i bambini

Una autorevole ricerca durata 2 anni ha evidenziato come i social network non siano pericolosi per i bambini. I minori abusati appartengono spesso a famiglie disagiate. Alcuni legali affermano che i social network non lavorino abbastanza sulla prevenzione
Una autorevole ricerca durata 2 anni ha evidenziato come i social network non siano pericolosi per i bambini. I minori abusati appartengono spesso a famiglie disagiate. Alcuni legali affermano che i social network non lavorino abbastanza sulla prevenzione

Secondo una importante ricerca
internazionale, Internet non sarebbe dopotutto così pericolosa per i bambini. Lo studio è stato condotto dalla Internet Safety Technical Task Force, un organismo formato da un team di esperti internazionale, comprendente anche rappresentanti dei più famosi social network come Myspace e Facebook. La ricerca ha inoltre riguardato l’effettiva efficacia e la necessità dei rimedi attuali predisposti per evitate ai bambini contatti con malintenzionati.

Nel 2006 e nel 2007 la squadra di esperti ha scandagliato la rete alla ricerca dei pericoli per i bambini, ponendo particolare attenzione ai sistemi di verifica dell’effettiva età degli utenti. Si ritiene infatti che i malintenzionati attivino profili con età compatibili a quelle delle loro vittime, al fine di ottenere più rapidamente la loro fiducia.

L’esperto John Cardillo, che ha fatto parte del panel di ricercatori, ha rimarcato come i social network non siano diversi dalle comunità che si formano nel mondo reale, formate principalmente da persone con buone intenzioni. Tra le leggende metropolitane svelate dall’indagine, ci sarebbe quella che indica i minori come facili vittime di adescamenti a fini sessuali realizzati attraverso le chat e i social networks. In realtà, sembra che i bambini che sono vittime di abusi provengono da realtà familiari disagiate, e sono proprio queste ultime ad esporli ai maggiori rischi.

Non tutti sembrano però essere soddisfatti dello studio compiuto. Richard Blumenthal, un consulente giuridico dello stato del Connecticut, ritiene che la ricerca sia profondamente incorretta poichè basata su dati antiquati, che hanno portato alla sottovalutazione del problema. Blumenthal ha affermato inoltre che i gestorti dei social network non hanno implementato nessuna precauzione che possa rendere più difficili gli abusi. Risulta infatti molto complesso verificare l’effettiva età di chi si registra alle varie community poichè i bambini non hanno documenti come la patente di guida o l’assicurazione sanitaria, che non possono quindi essere utilizzati per effettuare controlli incrociati.

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