La RIAA contro il webcasting delle udienze

La società degli editori musicali statunitensi ha fatto appello contro la decisione del giudice Gertner che manderà la ripresa video delle prossime sedute del processo in rete. Ma il giudice stesso ha chiesto perchè siano contro una simile pubblicità
La società degli editori musicali statunitensi ha fatto appello contro la decisione del giudice Gertner che manderà la ripresa video delle prossime sedute del processo in rete. Ma il giudice stesso ha chiesto perchè siano contro una simile pubblicità

Più vanno avanti le cause legali intentate dalla RIAA contro i privati cittadini accusati di file sharing, più escono fuori particolari fuori dal normale. Come è noto quasi nessuna delle migliaia di cause intentate finisce in tribunale perchè i singoli accusati si spaventano delle possibili spese e preferiscono fare ammenda subito in fase di patteggiamento. Adesso però pare che il processo contro Joel Tenebaum andrà live in rete.

È stata una decisione del giudice Nancy Gertner quella di autorizzare il Courtroom View Network a distribuire in webcasting le prossime udienze del caso e alla RIAA la decisione non è piaciuta per nulla, tanto che ha fatto formalmente appello. Il caso è uno come tanti, con la differenza che il giovane studente Joel Tenebaum (accusato di aver condiviso 30.000 canzoni in rete) non sembra volersi fermare. E ancora non è mai capitato che un simile processo arrivasse alla sua normale conclusione, dunque ancora non è mai stata pronunciata una sentenza.

Le motivazioni cui si aggrappa la società delle etichette musicali statunitense riguardano il timore che tali trasmissioni possano essere poi manipolate da chi le riceve e rimesse in rete montate in maniera diversa rispetto all’originale. Frasi fuori dal contesto oppure mostrate in un ordine che non è quello reale potrebbero essere uno strumento per screditare l’associazione: «La ripresa di un’udienza di tribunale se mandata in rete potrebbe avere una sua vita autonoma» è stata la dichiarazione ufficiale.

Una parte della decisione del giudice però presta particolarmente il fianco alle critiche. Le trasmissioni infatti saranno distribuite anche dal Berkman Center for Internet And Society di Harvard, fondato dall’avvocato della difesa Charles Nesson. Ma ovviamente l’intento è trovare sempre più siti che possano fare lo stesso per evitare un imbuto unico e magari di parte: «Stiamo lavorando per essere sicuri di non essere distributori esclusivi e saremmo lieti di accettare aiuti dalla RIAA in questa direzione» hanno dichiarato.

Infine la cosa più curiosa di tutte l’ha sottolineata lo steso giudice Gertner: «L’accusato pone obiezioni strane alla trasmissione del processo. Nelle prime udienze e alle conferenze l’accusato ha infatti più volte ripetuto di aver intrapreso la causa non perchè creda di poter identificare ogni persona che scarica illegalmente materiale sotto copyright. Al contrario crede che la causa funzionerà da deterrente per l’opinione pubblica. Dunque non è chiaro perchè la loro strategia non si basi sulla pubblicità».

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