India: 10 dollari per un laptop che non c'è

Dopo il clamore suscitato in Rete, il governo indiano ha presentato il suo progetto per la produzione di un dispositivo low cost per scopi didattici. Sul nuovo terminale, solo annunciato, aleggiano ancora il mistero e gli interrogativi sul prezzo finale
Dopo il clamore suscitato in Rete, il governo indiano ha presentato il suo progetto per la produzione di un dispositivo low cost per scopi didattici. Sul nuovo terminale, solo annunciato, aleggiano ancora il mistero e gli interrogativi sul prezzo finale

A poche ore dalla presentazione del progetto in India, permangono numerosi dubbi e pochissime certezze su Sakshat, il nuovo dispositivo a basso costo per favorire l’alfabetizzazione informatica nel paese asiatico. Le attese per il presunto laptop da dieci dollari erano molto alte, ma il governo indiano ha rapidamente riportato analisti e media alla realtà, offrendo semplicemente l’annuncio di un progetto di massima per arrivare un giorno alla produzione di un dispositivo a basso costo per favorire l’istruzione in India.

Molto fumo e poco arrosto, dunque, con non pochi interrogativi ancora irrisolti sulle caratteristiche del terminale e sulle funzioni che realmente sarà in grado di svolgere. Le anticipazioni di stampa, circolate con crescente insistenza nel corso degli ultimi giorni online, avevano anticipato l’imminente presentazione di un laptop a basso costo in grado di far impallidire Negroponte e il suo consorzio OLPC, da anni impegnato nella realizzazione di un computer per i paesi in via di sviluppo dal prezzo simbolico di 100 dollari. Battezzato Sakshat, l’ipotizzato dispositivo indiano low cost doveva essere equipaggiato con 2 Gb di Ram, capacità WiFi per la connettività e un consumo medio di appena 2 watt. Un piccolo gioiello della tecnologia indiana, venduto con i contributi del governo al prezzo di circa 10 dollari.

Al momento, però, la realtà sembra essere ben distante dalle aspettative maturate nel corso degli ultimi giorni in Rete. Sakshat è stato presentato dal Ministero per lo Sviluppo delle Risorse Umane in una conferenza tenutasi ieri a Tirupati, città dell’Andhra Pradesh, regione in cui è già attiva la sperimentazione dei sistemi di nComputing per la condivisione di un medesimo computer tra più utenti. Il giornale indiano The Hindu ha seguito l’evento pubblicando online quella che appare essere la prima fotografia di un prototipo destinato a diventare il chiacchierato dispositivo da 10 dollari. Lungo circa 25 centimetri per 13 di larghezza, il terminale viene descritto come: «Un dispositivo portatile, che ricorda un palmare o un modem, in grado di aiutare gli studi ad accedere più facilmente al Web. Attraverso il dispositivo si possono raggiungere contenuti a pagamento presenti in Rete».

Stando alle informazioni fornite dall’Hindu, al momento il prezzo del terminale oscilla tra i 20 e i 30 dollari, ma il governo indiano confiderebbe di abbattere sensibilmente il prezzo grazie a una sua massiccia produzione su scala industriale. L’obiettivo dei dieci dollari potrebbe essere raggiunto a sei mesi dalla sua definitiva messa in produzione, per la quale non è stata comunque comunicata una data ufficiale. Interessante, a tal proposito, il commento registrato nella notte dalla voce di Nicholas Negroponte, a capo del progetto OLPC: «Temo non sia una cosa seria. Vorremmo tutti un laptop da 20 dollari, ma solo il display costa già di più».

A differenza di quanto inizialmente ipotizzato, il progetto legato a Sakshat sembra essere ancora distante da una effettiva fase operativa. Il terminale, sia esso un laptop o un semplice modem evoluto per accedere alla Rete, sarà utilizzato per la diffusione dei libri di testo scolastici in formato elettronico. Attraverso le risorse digitali, il governo confida infatti di ridurre i costi per l’istruzione, offrendo un servizio maggiormente capillare in grado di raggiungere un alto numero di studenti su tutto il territorio della federazione indiana. Una sfida non indifferente, che passerà anche attraverso il nuovo portale didattico online Sakshat, dal quale il futuro dispositivo low cost sembra aver ereditato il nome in questi giorni.

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