Apple contro il jailbreaking: viola il copyright

La società di Cupertino ha inoltrato un documento al Copyright Office dichiarandosi contraria alla possibilità di rendere temporaneamente legali le procedure di jailbreaking sugli iPhone. Secondo Apple, sbloccarli significa violare il diritto d'autore
La società di Cupertino ha inoltrato un documento al Copyright Office dichiarandosi contraria alla possibilità di rendere temporaneamente legali le procedure di jailbreaking sugli iPhone. Secondo Apple, sbloccarli significa violare il diritto d'autore

Sbloccare il proprio iPhone attraverso il jailbreaking costituisce una violazione del copyright. Non ha dubbi in proposito Apple, che ha da poco presentato al Copyright Office una richiesta formale per non accettare le richieste della Electronic Frontier Foundation (EFF) tese a rendere legali le procedure di sblocco degli smartphone al fine di installare applicazioni create da terze parti e non comprese nell’App Store.

Nel corso del mese di dicembre, infatti, la EFF ha presentato al Copyright Office degli Stati Uniti una richiesta per una deroga del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) per rendere legale il jailbreaking. La famosa legge statunitense per la tutela del diritto d’autore contempla la facoltà di inoltrare presso il Copyright Office specifiche richieste per ottenere una esenzione temporanea della durata di tre anni dalle norme stabilite dal DMCA. Sfruttando tale possibilità, l’EFF intende dunque rendere lecite le procedure per sbloccare gli smartphone senza di fatto infrangere quanto stabilito dal Digital Millennium Copyright Act.

La richiesta della Fondazione non interessa specificamente gli iPhone, ma numerosi passaggi del documento sembrano comunque fare riferimento in prima istanza al famoso dispositivo di casa Apple. Secondo l’EFF, infatti, il jailbreaking non causerebbe alcun danno ad Apple e introdurrebbe semplicemente una maggiore concorrenza fornendo un sistema alternativo all’App Store per l’ottenimento di software creato da terze parti. Un particolare che, secondo la Fondazione, potrebbe rendere il telefonino delle mela ancor più appetibile da parte dei consumatori.

Attraverso il documento [pdf] da poco inoltrato al Copyright Office, Apple ha respinto completamente quanto sostenuto nella richiesta della EFF. Secondo la società di Cupertino, infatti, sbloccare un iPhone per renderlo compatibile con software non autorizzato comporta un’alterazione del suo sistema operativo e delle procedure di avvio coperte da copyright. Tali modifiche potrebbero portare a malfunzionamenti inattesi o all’insorgenza di problemi legati alla sicurezza del dispositivo. Sempre secondo Apple, il jailbreaking stimolerebbe l’utilizzo di software piratato sia di Cupertino che di terze parti, con un evidente aumento dei fenomeni connessi alla pirateria.

A supporto delle sue tesi, la società della mela offre anche alcuni dati statistici: «Recentemente, un crash del software causato dai dispositvi sbloccati è stato riportato 1,6 milioni di volte da appena 10mila utenti che avevano sbloccato il loro iPhone. Altri due recenti crash causati da dispositivi sbloccati sono stati riportati 2 milioni e 2,4 milioni di volte rispettivamente». Infine, Apple sostiente di essere obbligata a fronteggiare costi non indifferenti per la gestione dei problemi legati agli iPhone sbloccati, subendo dunque un danno che sottrae tempo e risorse per lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche. Rendere libere e lecite le procedure di jailbraking potrebbe dunque tradursi in un ulteriore danno per Apple con conseguenze dirette anche sui destini dei progetti legati all’iPhone.

Spetterà ora al Copyright Office il non semplice compito di valutare le richieste di EFF e le obiezioni di Apple, decretando se sia opportuno o meno istituire una deroga temporanea al DMCA per il jailbraking degli smartphone.

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