Cybersquatting da record nel 2008

La piaga del cybersquatting rimane uno dei problemi principali all'interno della grande rete. Nel solo 2008 infatti i casi segnalati hanno raggiunto la cifra record di 2.329, mostrando un incremento di 8 punti percentuali rispetto all'anno precedente
La piaga del cybersquatting rimane uno dei problemi principali all'interno della grande rete. Nel solo 2008 infatti i casi segnalati hanno raggiunto la cifra record di 2.329, mostrando un incremento di 8 punti percentuali rispetto all'anno precedente

Secondo la World Intellectual Property Organization (WIPO), agenzia specializzata nel promuovere la protezione della proprietà intellettuale nel mondo, il fenomeno del cybersquatting avrebbe raggiunto cifre record nel 2008, portando alla segnalazione di ben 2.329 casi, un vero e proprio record che segna un incremento di otto punti percentuali rispetto al 2007. Decisamente variegata la casistica rilevata, comprendente società dai nomi altisonanti e personaggi famosi.

L’espressione cybersquatting sottintende l’acquisizione di domini Internet associati a nomi famosi al fine di reindirizzare gli utenti che non conoscono l’esatto indirizzo Web del personaggio o del marchio ricercato verso siti che nulla hanno a che fare con la ricerca originale. Secondo le informazione diramate da WIPO, l’86% dei casi rilevati coinvolgono domini in lingua inglese, con una particolare predilezione per quanti legati al settore farmaceutico. Non mancano comunque denunce da parte di istituti bancari, finanziari, società di telecomunicazione o legate al Web e neppure da parte di società dedite alla ristorazione o alla vendita al dettaglio. Tra i personaggi famosi ad aver esposto denuncia spiccano i nomi del giocatore di baseball Dennis Rodman e della star Scarlett Johansson.

MarkMonitor, azienda leader nelle protezione dei marchi dalle frodi, ha identificato a fine 2008 ben 450.000 siti attivi legati al fenomeno del cybersquatting, con un incremento di 18 punti percentuali rispetto al 2007 e un aumento considerevole dei marchi coinvolti. Fortunatamente, esistono attualmente numerose leggi atte a garantire un buon margine di successo alle azioni legali intentate dalle parti in causa: secondo i dati diramati dall’WIPO infatti, il 30% delle querele trova una sua soluzione senza dover neppur passare attraverso il tribunale mentre per le restanti le prospettive di vittoria da parte dei querelanti sono molto elevate. «La buona notizia», ha dichiarato Irfan Salim, presidente e chief executive officer di MarkMonitor, «è che i possessori dei marchi hanno le risorse per mettersi in azione. Le compagnie che hanno più successo nel combattere gli abusi sono quelle che fanno della difesa del loro brand una priorità».

Una piccola incognita sembra però oscurare l’orizzonte: l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN) si starebbe preparando a lanciare una nuova serie di suffissi, con un conseguente incremento del numero di indirizzi Web, operazione che potrebbe rendere la vita più facile ai cybersquatter. A detta del direttore generale della WIPO Francis Gurry, «la creazione di un numero inconoscibile e potenzialmente vasto di nuovi gTLDs [top-level domain names] aumenta in modo significativo i problemi per i detentori dei diritti, così come per i normali utenti Internet».

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