Arbitri, cartellino rosso per Internet

L'Associazione Italiana Arbitri ha alzato il proprio cartellino rosso per blog, social network, siti web personali e tutto quanto possa concernere la comunicazione degli arbitri verso l'esterno. La regola appare superficiale, ma di chiaro significato
L'Associazione Italiana Arbitri ha alzato il proprio cartellino rosso per blog, social network, siti web personali e tutto quanto possa concernere la comunicazione degli arbitri verso l'esterno. La regola appare superficiale, ma di chiaro significato

Se è vero che il mondo degli arbitri sia un mondo del tutto emblematico in Italia (per la sua centralità nel dibattito sportivo e per l’importanza che il calcio ha nel nostro paese), poche righe su una circolare diramata dall’AIA (Associazione Italiana Arbitri) merita un rilievo particolare. Si sa, infatti, come quella degli arbitri sia una casta che negli anni si è tutelata negli anni evitando qualsiasi confronto. D’ora in poi sarà così anche per il mondo del web, ove la tentazione individuale a comunicare potrebbe configurarsi come uno spiffero deleterio per quella che è la sigillata situazione del passato.

La circolare (pdf) afferma il concetto in modo esplicito. Articolo 40, comma 4, lettera d: «agli arbitri è fatto divieto di fare dichiarazioni in luogo pubblico anche a mezzo di email o propri siti internet, di partecipare a gruppi di discussione (come quelli di ultima generazione sul genere di Facebook), mailing list, forum, blog o simili, di fare dichiarazioni in qualsiasi forma e di rilasciare interviste a qualsiasi mezzo di informazione che attengano le gare dirette e gli incarichi espletati, salvo diversa autorizzazione del Presidente dell’AIA».

La decisione opinabile è a monte: costringere al silenzio invece di aprire al confronto potrebbe essere deleterio soprattutto di uno status quo, ed in passato il mondo degli arbitri ha dimostrato come una maggior comunicazione potrebbe lasciar trapelare situazioni imbarazzanti. Tanto se ne era vietata la comunicazione verso l’esterno, infatti, che si era irrimediabilmente inquinata la situazione al proprio interno. Oggi ad essere all’indice sono invece le comunicazioni sul web, quelle che passano le maglie dei media tradizionali e arrivano direttamente sulla scrivania dell’arbitro di turno.

La legge ha soprattutto valenza generale, una sorta di regola omnia onnicomprensiva: vietato comunicare. Per il resto, infatti, sarebbe difficile dimostrare che Facebook sia un luogo pubblico, ed a maggior ragione un messaggio privato sarebbe tutelato da ben altre regole e non sembrerebbe essere compreso in questa circolare AIA (ove il riferimento è espressamente per gli spazi pubblici). E se il provedimento ha valore per i vari Rosetti, Farina & C., va notato come il tutto valga anche per le migliaia di altri tesserati che, in giro per l’Italia, partecipano alle attività dell’associazione arbitrando nelle categorie minori.

Il provvedimento è per molti versi opinabile e per certi versi anche un autogol. L’occasione, infatti, è buona per segnalare anche una delle principali fonti di “controinformazione” sul mondo degli arbitri, ovvero il blog dell’epurato Gianluca Paparesta il cui ultimo post è «Grazie ai miei amici di Facebook».

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti