LCD Solarpower: i giochi solari targati Bandai

Come risulta dai dati di vendita, il settore delle console e dei videogame portatili sta vivendo in questi ultimi anni un vero e proprio boom economico e di interesse da parte del pubblico. Il Game Boy prima, il Nintendo DS e la PSP ai giorni nostri hanno infatti raggiunto standard qualitativi di alto livello e vantano giochi eccellenti. Ma questo specifico segmento videoludico vanta origini ben più lontane e, per certi versi, un po’ oscure.

Alcuni dei giochi portatili più interessanti sono datati 1982, quando Bandai Electronics (ancora ben lontana dalla fusione con Namco) lanciò una serie di videogame, denominati LCD Solarpower, che funzionavano grazie all’energia fornita dal sole o dalla luce elettrica, “recepita” da alcune cellette.

In pratica, alla sommità del gioco c’erano queste cellette preposte a recepire l’energia da fonti esterne, mentre in basso si trovava lo schermo in cui si svolgeva l’azione. La soluzione di utilizzare la luce per alimentare il gioco, senza così avere necessità di batterie, era molto innovativa per l’epoca, ma, purtroppo, aveva un difetto insormontabile: le cellette non erano progettate per immagazzinare l’energia, ma erano solo in grado di recepirla e passarla al gioco in quel preciso istante.

Ciò era ovviamente un grosso problema: per esempio, se si giocava in macchina e si attraversava una galleria la partita terminava improvvisamente, facendo perdere così perdere tutto il punteggio realizzato fino ad allora. L’unica alternativa era quella di giocare esclusivamente davanti ad una fonte di luce stabile e sicura, e ciò era ovviamente una pecca importante per un videogame pensato per essere usato principalmente fuori casa.

Nonostante questo difetto di progettazione, si trattava di videogame portatili piacevoli e ben fatti per l’epoca, anche se un po’ limitati nello svolgimento. Nella versione double panel (la più evoluta), ognuno di essi poteva infatti vantare un piccolo joystick in basso a destra e tre pulsanti per il reset, per scegliere se giocare in 2 (ma non contemporaneamente), e per l’ON/OFF. L’azione di gioco si svolgeva su “azioni” prestabilite, ossia c’era davvero poca libertà di movimento, mentre l’obiettivo era di realizzare il maggior punteggio all’interno delle tre “vite” concesse. Ciò nonostante, i vari titoli risultavano davvero giocabili e divertenti.

I videogame solari Bandai si diffusero prima in Giappone e poi anche in occidente, sulla base di due distinte serie: una più semplice basata su un unico pannello e caratterizzata da un numero maggiore di titoli (fra cui anche il mitico Zaxxon), e un’altra di soli quattro videogame (Amazon, Terror House, Frankenstein e Terror Panic) denominata Double Panel, composta di due parti e nella quale si poteva “richiudere” lo schermo grazie ad una copertura di plastica rigida che garantiva una maggiore protezione a schermo e cellette solari.

Questi videogame (ancora oggi in vendita in siti specializzati) fanno davvero riscoprire gli albori di un settore importante per l’intero mondo dell’elettronica e che circa trent’anni fa iniziava il lungo percorso che ci ha portati alle moderne console.

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