Universal e Virgin, una sferzata antipirateria

Universal e Virgin Media hanno annunciato una partnership tale per cui, a fronte di un pagamento mensile non ancora quantificato, gli utenti potranno scaricare tutta la musica Universal che vogliono in formato MP3 DRM-free. E la pirateria è annullata
Universal e Virgin Media hanno annunciato una partnership tale per cui, a fronte di un pagamento mensile non ancora quantificato, gli utenti potranno scaricare tutta la musica Universal che vogliono in formato MP3 DRM-free. E la pirateria è annullata

Virgin Media e Universal Music hanno lanciato un nuovo programma congiunto destinato ad incidere pesantemente sul mercato dei contenuti musicali online e sulla pirateria. La major ed il provider, infatti, hanno siglato un accordo storico che porterà agli utenti una offerta tale per cui, a fronte di un pagamento fisso mensile, sarà possibile scaricare tramite rete Virgin un quantitativo infinito di musica Universal. Così come Universal mette a disposizione il proprio catalogo in formato DRM-free, allo stesso modo Virgin si impegna a tutelare tale disponibilità controllando che il materiale Universal non venga scambiato illecitamente tramite la rete dell’ISP.

Per gli utenti, insomma, si apre una via obbligata: pagare un fisso mensile o evitare di scaricare musica con strumenti diversi da quelli predisposti dalle parti in causa. Il vantaggio è nel poter scaricare tutta la musica Universal desiderata (in formato MP3 leggibile da qualunque device), il limite è nel fatto di accettare un abbonamento mensile sul modello Napster (fino ad oggi bocciato dal mercato). Universal e Virgin, insomma, uniscono le forze in un tandem storico: mai, prima d’ora, ISP e major avevano trovato vantaggio comune nel combattere la pirateria, e spesso gli ISP hanno invece spiegato di non volersi mettere contro la propria stessa utenza monitorandone il traffico e fermando i comportamenti illeciti. L’ISP dell’eclettico Richard Branson, però, tenta la via alternativa e, mentre in tutta europa soffiano venti sempre più orientati in favore di un maggiore controllo e di una riforzata repressione, la lotta alla pirateria diventa business.

Il prezzo fissato dovrebbe essere attorno alle 10-15 sterline mensili, anche se al momento nulla di ufficiale è stato comunicato (e dovrebbe essere disponibile anche un profilo minore, per quanti si accontentano di download limitati ed offerte di minor profilo).

L’IFPI ha immediatamente festeggiato l’annuncio. Un rapido comunicato ha elogiato il comportamento dei due gruppi, con John Kennedy in prima linea ad auspicare una solerte estensione dell’iniziativa: «questo è il tipo di partnership tra major e ISP che andrà a dar forma al business musicale del futuro a livello internazionale». Non solo un tassello nuovo, ma una vera e propria svolta: l’IFPI è sicura che possa trattarsi di una iniziativa in grado di cambiare radicalmente le regole del gioco. La Virgin Media, nel frattempo, sarebbe già in partnership con altre major per avere a disposizione altre grandi firme e moltiplicare così l’offerta a propria disposizione.

Il Regno Unito è il campo di applicazione migliore: il paese è un forte fruitore di contenuti musicali, l’affezione per l’ascolto non ha eguali a livello internazionale e le manovre antipirateria possono così avere base sperimentale di maggior spessore. Virgin Media e Universal Music stanno tracciando, a partire dal mercato UK, una nuova linea simbolica tra quel che è accettabile e quello che non lo è. Utenti e detentori del diritto dovranno vedersela in questo nuovo contesto, con equilibri molto differenti rispetto a ieri e con molti interrogativi ancora rispetto al domani. Perchè l’ultima parola spetta ora agli utenti, i quali hanno a disposizione un’offerta e dovranno scegliere ognuno per sé.

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