La mela di Apple è verdissima

Dopo i severi rimproveri di GreenPeace e qualche timido apprezzamento, Apple si è impegnata intensamente nel controllo certosino dell’inquinamento causato dalla produzione, distribuzione e uso dei suoi dispositivi. Con un esemplare provvedimento, Cupertino cala la maschera e snocciola i dati uno per uno fornendo la ripartizione dei 10,2 milioni di tonnellate l’anno di CO2 prodotti.

È la prima volta che una società annuncia la propria produzione di CO2, e i numeri sono importanti:

38% per la produzione, 5% per il trasporto, 53% per l’uso da parte degli utenti, 1% per il riciclaggio e 3% per gli Apple Store e gli uffici.

Grazie al sapiente impiego di materiali riciclabili, innovative tecniche di costruzione e un costante monitoraggio dell’impatto ambientale, l’impegno assunto da Apple suona sufficientemente serio e solido poiché considera anche i consumi derivati dall’uso dei propri prodotti da parte degli utenti. A riguardo, Jobs scherza:

Molte società pubblicano dati su quanto siano verdi le proprie sedi, ma a che serve se poi vendi milioni di prodotti affamati d’energia e pieni di sostanze chimiche tossiche? È come chiedere ad una società che produce sigarette quanto siano puliti i loro uffici.

In una intervista a BusinessWeek, Steve Jobs e Tim Cook si soffermano sui cambiamenti in atto, e affermano che tutto ciò che Apple sta facendo in questo momento per minimizzare l’impatto ambientale è stato suggerito dal premio Noble Al Gore. La strada è lunga, gli obiettivi da raggiungere impervi, ma la posta in gioco tra le più alte possibili. E complimenti ad Apple per essere riuscita a fare di 10,2 milioni di tonnellate di CO2 una poderosa arma di marketing; ma questa, alla fin fine, è un’altra storia.

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