In Brasile il client P2P K-Lite Nitro è illegale a prescindere dai contenuti

Il client P2P K-Lite Nitro? È illegale a prescindere dai contenuti che tramite esso vengono scambiati, punto.

Suona più o meno così la sentenza che un giudice della Sesta Camera Civile della Corte di Paraná ha pronunciato il 25 agosto scorso a conclusione di una disputa legale avviata due anni fa da alcuni soci all’APCM (Anti-Piracy Association of Film and Music), tra cui Sony, contro Cadare Information Technology Ltd, la società proprietaria del sito brasiliano iPlay, su cui avrebbe commesso l’atto illegale di distribuire il client per il P2P K-Lite Nitro.

Una mossa che avrebbe consentito il download del software, compatibile con diverse reti P2P come Gnutella, OpenFT e Ares, per un uso che si prestava allo scambio di materiale protetto da diritto d’autore ammontante, secondo le major, a circa 4 milioni di tracce musicali.

Ragion per cui la corte ha prima imposto a Cadare IT di mettere un filtro al software in maniera da inibire il download di materiale protetto, salvo poi dichiarare illegale il client e accusare di favoreggiamento alla violazione del diritto d’autore il sito iPlay, una volta resasi conto che la tecnologia di K-Lite Nitro non era di proprietà di Cadare.

Per il giudice, quindi, la sola presenza del download del software in questione sul sito iPlay costituisce reato a prescindere dal tipo di utilizzo che poi, chi lo scarica, ne fa. Allo stesso modo la corte ha stabilito che è un reato punibile con 2 o 4 anni di prigione il fatto di trarre vantaggio, magari tramite dei banner promozionali, dalla presenza sui vari siti di link per lo scaricamento di simili software.

La sentenza del giudice potrebbe costituire un precedente importante perché vorrebbe dire che moltissimi siti sarebbero potenzialmente fuorilegge per il solo fatto di riportare link o riferimenti al download di un client P2P, cosa che potrebbe far crollare il sistema economico su cui si reggono moltissimi siti Web.

La partita è tuttavia aperta dato che Camare ha manifestato l’intenzione di ricorrere in appello al fine di difendere la propria scelta, argomentandola con la motivazione che un software di questo genere può benissimo essere usato anche solo per condividere materiale perfettamente legale e senza infrangere alcun diritto.

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