Microsoft e T-Mobile, autorete in salsa cloud

Microsoft e T-Mobile sono costretti a chiedere scusa agli utenti Sidekick, piangendo sul latte versato: tutti i dati depositati dagli utenti sui server Danger sono andati perduti a causa di un server in panne. Difficilmente la situazione sarà ripristinata
Microsoft e T-Mobile sono costretti a chiedere scusa agli utenti Sidekick, piangendo sul latte versato: tutti i dati depositati dagli utenti sui server Danger sono andati perduti a causa di un server in panne. Difficilmente la situazione sarà ripristinata

Per Danger e Sidekick, ed a cascata per T-Mobile e Microsoft, la debacle è stata clamorosa. Tutto nasce da un problema ad un server, l’immediata coscienza della gravità del problema, quindi l’immediata richiesta di scuse agli utenti: tutti i loro dati sono andati perduti.

Microsoft ha messo le mani su Sidekick dal Febbraio del 2008, cercando nel gruppo una nuova soluzione da proporre all’utenza più giovane integrando la propria offerta Windows Mobile. Oggi però tanto Microsoft quanto T-Mobile (il carrier in partnership per l’offerta sul mercato) sono costretti a ripetuti messaggi di scuse ed avvertenze nei confronti dell’utenza per limitare l’impatto di un problema che, a quanto pare, non avrà soluzione: tutti i dati depositati sui server Danger sono andati perduti a causa del malfunzionamento di un server. Trattasi di dati quali contatti, appuntamenti, note e contenuti personali: il deposito nel “cloud” non ha corrisposto alla fiducia degli utenti e per stessa ammissione delle parti in causa le possibilità di veder recuperato il materiale sono estremamente basse.

Il tono delle dichiarazioni ufficiali T-Mobile è significativo: il gruppo fornirà quanto prima nuovi aggiornamenti, promette indicazioni nel caso in cui riuscisse a recuperare almeno parzialmente il contenuto del server ed al contempo fornisce indicazioni precauzionali per evitare manovre sconnesse da parte di utenti desiderosi di ripristinare le informazioni perdute (in particolare si richiede agli utenti di non rimuovere le batterie né di spegnere il terminale, condizione necessaria per il recupero dell’account nell’eventualità estrema di un recupero almeno parziale della situazione antecedente al black-out). «Abbiamo coscienza delle gravità dell’inconveniente. Il nostro sforzo primario è quello di recuperare i contenuti dei nostri utenti. Consideriamo anche misure addizionali nei confronti di quanti vedranno perduti i loro dati per ribadire quanto importante siano in qualità di clienti T-Mobile».

Scuse e promesse, quindi, per placare il fastidio di quanti stanno riempiendo i forum ufficiali con molteplici richieste di informazioni sull’accaduto. Disastro annunciato, peraltro: pochi giorni prima della perdita definitiva dei dati i server avevano già evidenziato serie anomalie, in occasione delle quali T-Mobile aveva preferito il silenzio nella convinzione di poter ripristinare il tutto con rapidità. Poche ore più tardi la frittata era invece completa.

Il danno di immagine è ora evidente. Mentre l’interruzione temporanea della raggiungibilità dei server è un problema che ogni realtà “cloud” è costretta ad affrontare, la perdita dei dati è qualcosa di profondamente diverso e tale da incrinare a fondo la fiducia degli utenti. Il tutto, peraltro, accade a pochi giorni dalla presentazione ufficiale di Azure, la base “cloud” di Microsoft che, sebbene abbia nulla a che vedere con l’infrastruttura Danger, opera nella medesima realtà e sotto il medesimo cartello: quanto basta per stemperare fstidiose perplessità sulla nuova creatura.

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