IBM e Canonical sfidano Windows 7

IBM introduce anche negli USA la propria soluzione Smart Work inizialmente concepita per i soli paesi in via di sviluppo. Il sistema sarà distribuito in accoppiata con Ubuntu e, secondo Canonical e Big Blue, costerà meno di una soluzione con Windows 7
IBM introduce anche negli USA la propria soluzione Smart Work inizialmente concepita per i soli paesi in via di sviluppo. Il sistema sarà distribuito in accoppiata con Ubuntu e, secondo Canonical e Big Blue, costerà meno di una soluzione con Windows 7

A poche ore dal lancio da parte di Microsoft del nuovo e atteso Windows 7, IBM e Canonical hanno annunciato di aver raggiunto un accordo per offrire alle imprese una soluzione alternativa al nuovo sistema operativo targato Redmond. L’adozione in contemporanea della suite di applicativi per la produttività Smart Work di Big Blue e di Ubuntu, la celebre distribuzione Linux, potrebbe consentire alle aziende di risparmiare il 50% circa rispetto a una soluzione con Windows 7 e MS Office. Le soluzioni proposte da IBM e Canonical sarebbero, inoltre, in grado di funzionare anche sui dispositivi maggiormente datati, scongiurando la necessità di procedere a costosi aggiornamenti dell’hardware.

IBM aveva presentato Smart Work circa un mese fa, definendola una suite per la produttività a basso costo concepita principalmente per i mercati in via di sviluppo dove le risorse legate all’IT sono spesso limitate. La serie di applicativi sarà ora destinata anche al mercato statunitense e, insieme a Ubuntu, lancerà la sfida all’appena commercializzato Windows 7. «Ricerche di mercato indipendenti stimano una media di 2mila dollari per i costi di migrazione verso il sistema operativo Windows 7 per un alto numero di utenti di personal computer. I nuovi requisiti per l’hardware costituiscono una buona parte dei costi aggiuntivi» si legge in un comunicato stampa da poco rilasciato da IBM.

La nuova offerta messa in campo da Big Blue e Canonical per gli Stati Uniti potrebbe rivelarsi vantaggiosa, specialmente alla luce delle risorse messe in campo dai due soggetti e dai bassi costi di gestione del sistema per le imprese. La soluzione comprende:

  • una serie di applicativi per la produzione di testi, fogli di calcolo e presentazioni di diretta derivazione da Lotus Symphony, scaricabile direttamente online senza costi aggiuntivi;
  • il servizio email di Lotus Notes o il nuovo sistema per la messaggistica cloud LotusLive iNotes da poco lanciato da IBM al costo di 3 dollari al mese;
  • un sistema cloud per il social networking e la produzione di documenti condivisi di diretta derivazione da LotusLive a 10 dollari per utente al mese;
  • Ubuntu come sistema operativo.

«Canonical è fiera di collaborare con IBM per contribuire all’apertura delle soluzioni desktop per le aziende statunitensi tramite Ubuntu. La soluzione di IBM compatibile con Ubuntu consentirà alle imprese degli Stati Uniti di ridistribuire i costi per le costose licenze in nuovi progetti IT per portare innovazione e crescita» ha dichiarato con soddisfazione Mark Shuttleworth, fondatore di Ubuntu e CEO di Canonical.

L’iniziativa congiunta di IBM e Canonical per un sistema operativo alternativo a Windows 7 e una suite di applicativi meno costosa di MS Office potrebbe rendere più difficoltosa la conquista di nuovi clienti da parte di Microsoft. Tuttavia, i dati forniti nel comunicato di Big Blue sui costi per la migrazione al nuovo OS di Redmond paiono sproporzionati rispetto alle numerose ricerche di mercato condotte nel corso degli ultimi mesi per valutare l’impatto di Windows 7 sui bilanci aziendali. Il nuovo sistema operativo non richiede grandi risorse per poter funzionare al meglio ed è compatibile con buona parte delle soluzioni hardware oggi sul mercato. Tale condizione dovrebbe rendere poco onerosa una eventuale migrazione da Windows XP o Windows Vista, esclusi naturalmente i costi necessari per l’acquisto delle licenze.

Una maggiore concorrenza nel segmento delle suite per la produttività tra IBM e Microsoft potrebbe invece giovare al mercato, contribuendo a ridurre sensibilmente gli attuali costi per l’acquisto delle licenze e delle soluzioni per la creazione di documenti, fogli di calcolo e presentazioni. La sfida non è solamente legata agli applicativi tradizionali da installare sui propri personal computer, ma anche alle soluzioni cloud che consentono agli utenti di creare documenti condivisi e alle aziende di delegare a terzi parte della gestione del software riducendo costi e risorse per i loro network. Un comparto in pieno sviluppo anche grazie alla crescente concorrenza tra i principali protagonisti dell’informatica come IBM, Microsoft e l’immancabile Google con la propria suite cloud Apps.

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