Google e Bing sotto accusa: favoriscono il P2P

Google e Bing sono entrate all'interno di una iniziativa legale contro RapidShare poichè ne indicizzano i contenuti. Bing si potrebbe salvare per aver rimosso i link indicati, mentre Google dovrà dimostrare i motivi delle proprie mancate risposte
Google e Bing sono entrate all'interno di una iniziativa legale contro RapidShare poichè ne indicizzano i contenuti. Bing si potrebbe salvare per aver rimosso i link indicati, mentre Google dovrà dimostrare i motivi delle proprie mancate risposte

Microsoft e Google dovranno rispondere in tribunale delle accuse mosse dalla Blues Destiny Records, piccola casa discografica che avrebbe depositato tre distinte denunce contro il servizio P2P RapidShare e contro i motori di ricerca Google e Bing. RapidShare sarebbe sotto accusa per aver ospitato quanto necessario a scaricare una dozzina di brani degli autori Ronny Sessum, Roy Powers e Peter McGraw, tutti sotto contratto presso la Blues Destiny Records; Google e Bing sarebbero invece colpevoli per aver favorito le attività RapidShare indicizzandone le pagine sotto accusa.

La denuncia, depositata presso la Corte del Distretto Nord della California, tira in ballo i tre gruppi determinando però situazioni differenti. Per RapidShare l’accusa è diretta: il servizio avrebbe ospitato materiale dai tre autori, ivi compresi album completi, creando un lucro proprio ai danni della piccola etichetta. Per i motori di ricerca, invece, l’accusa è quella di aver indicizzato quanto presente sui server RapidShare. In linea teorica è questo un comportamento al riparo da problemi in virtù del Digital Millennium Copyright Act, grazie al quale il servizio di intermediazione è al riparo da responsabilità. Ma non in tutti i casi il DMCA è applicabile.

A salvaguardare i motori di ricerca da responsabilità dovrebbe essere nella fattispecie il comportamento tenuto in caso di reclamo: se vengono segnalati abusi, infatti, il motore ha il dovere specifico di eliminare il materiale segnalato, incorrendo in caso contrario nelle sanzioni previste per il reato promosso.

L’accusa mette Bing in situazione di sfavore, spiegando nel documento come il motore Microsoft offra agli utenti un numero maggiore di informazioni aggravando pertanto il comportamento con una qualità migliore del servizio. Bing, però, avrebbe rimosso i link in linea con quanto richiesto dalla Blues Destiny Records. Google, al contrario, non avrebbe mai risposto alle 17 diverse segnalazioni inviate dall’etichetta ed in questo comportamento prenderebbe forma il dolo e la colpa.

In un post firmato Eric Goldman, direttore dell’High Tech Law Institute di Santa Clara, la posizione di Google viene edulcorata in virtù di possibili imprecisioni nelle richieste avanzate dalla Blues Destiny Records. Nello stesso post la posizione di Microsoft viene del tutto stralciata in funzione dell’avvenuta rimozione del materiale indicato. Difficile, quindi, valutare a priori la bontà delle accuse, le quali a questo punto dipenderanno in larga misura dalla valutazione dei rapporti epistolari tra la Blues Destiny e Mountain View.

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