Il New York Times online torna all'antico: dal 2011 le news saranno a pagamento

La notizia era già nell’aria da tempo, ieri però è giunta la conferma ufficiale che l’edizione online del New York Times diventerà a pagamento dal 2011, anche se il passaggio verso questa nuova forma di accesso non sarà drastico.

Era da un po’ di tempo che l’editore del celebre giornale newyorkese aveva in mente di rendere l’accesso al sito a pagamento, seguendo quella strategia editoriale secondo cui consentire la lettura gratuita della versione online di un giornale è un “nonsense”, un paradosso che non trova alcun fondamento logico alla luce che le stesse notizie, nella versione cartacea, sono invece disponibili solo a pagamento.

La scelta del New York Times è quella di introdurre una formula d’accesso alle news pay ma in maniera alquanto elastica che può essere definita “ibrida”. Gli utenti avranno infatti la possibilità di leggere un certo numero (ancora da definire) di news al mese senza sborsare nulla, dopodiché, superato questo tetto, il resto delle notizie sarà fruibile esclusivamente dietro il pagamento di una somma di denaro non ancora precisata. Non pagheranno invece niente e potranno leggere le notizie del sito senza alcun limite gli utenti che saranno in possesso di un abbonamento alla versione cartacea del quotidiano.

Per il New York Times questo è un ritorno all’antico, in quanto già alcuni anni fa era stata intrapresa una simile strada, abbandonata nel 2007 a causa dello scarso riscontro in termini di utenti. Oggi, invece, l’editore ci riprova, sperando che i tempi siano più maturi rispetto a qualche anno addietro.

In effetti, le tendenze dell’ultimo periodo sembrano indicare come la sola pubblicità online non sia in grado di sostenere economicamente le grandi testate. Su questo punto infatti il fronte degli editori sembra acquisire ogni giorno nuovi adepti, tutti convinti che il futuro dell’editoria sul Web sarà a pagamento, giudicando questo l’unico mercato sostenibile e in grado di poter bilanciare le perdite derivanti dal mercato dell’editoria cartacea.

Dopo Rupert Murdoch sono sempre di più gli editori che si dicono pronti a rischiare pur di reinventare il proprio business. Per farlo però dovranno vincere le resistenze degli utenti della Rete, i quali, stando a diversi sondaggi, per buona parte non sembrano molto disposti a pagare per avere accesso a notizie che fino ad oggi sono state gratuite e che, a loro dire, si potranno reperire gratis su altri siti.

L’impegno principale per gli editori non appare tanto quello di riuscire a centrare la più corretta strategia commerciale nel vendere il proprio prodotto (che resta però ugualmente fondamentale), quanto quello di riuscire a differenziare questo prodotto da quello che si trova nello sterminato mare della Rete. Si dovrà, in altre parole, rendere più appetibili e interessanti le proprie news, differenziandole dall’offerta gratuita fino a giustificare il pagamento di una somma per poterle leggere, si dovrà dare al lettore quel qualcosa in più che gli stessi editori chiamano “qualità”. Quella qualità che il lettore difficilmente troverebbe rivolgendosi all’offerta free: cosa forse più facile a dirsi che a farsi.

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