Google risponde all'UE: non abbiamo segreti

Google ha risposto pubblicamente a Microsoft ed alla Commissione UE per smontare le accuse relative all'opacità dei propri algoritmi. Google ricorda gli sforzi compiuti negli anni per rendere trasparenti le procedure pur con limiti ritenuti indispensabili
Google ha risposto pubblicamente a Microsoft ed alla Commissione UE per smontare le accuse relative all'opacità dei propri algoritmi. Google ricorda gli sforzi compiuti negli anni per rendere trasparenti le procedure pur con limiti ritenuti indispensabili

Google ha deciso di rispondere con forza alle accuse provenienti da Microsoft relativamente alla posizione dominante del motore di ricerca. La risposta è una chiara spiegazione del come e del perchè dietro al motore non vi siano segreti, smontando così alla base le accuse che hanno portato la Commissione Europea ad aprire un’indagine preliminare sulle attività del gruppo. Il post è firmato dal massimo rappresentante del search di Mountain View, Matt Cutts: «criticare Google per la sua “formula segreta” è un’accusa facile da formulare, ma semplicemente non è vera. A Google abbiamo lavorato giorno dopo giorno per anni ad essere aperti, ad educare creatori di contenuti sul posizionamento dei siti, a rispondere alle domande sia dei webmaster che degli utenti. Quindi se è cosi che le persone scelgono di definire un “segreto”, allora il nostro dev’essere il segreto tenuto peggio in tutto il mondo della ricerca».

Quello che Google intende spiegare è il fatto che l’impegno per la trasparenza è forte e datato: da sempre il motore di ricerca ha tentato di esplicare le tecnologie che reggono il famigerato PageRank, poiché è interesse reciproco l’ottimizzazione del ranking tra le risorse portate sul web. «Tale “ingrediente segreto” non è poi tanto segreto, in fondo. Eccolo qui. Questo primo documento non solo fornisce la formula del PageRank, ma riporta molti degli altri fattori conteggiati nel posizionamento su Google, inclusi l’anchor text, la posizione delle parole all’interno del testo, la relativa vicinanza delle parole di una query all’interno di un documento, la dimensione ed il tipo di caratteri utilizzati, l’HTML grezzo di ogni pagina, e i caratteri in maiuscolo. Nel corso degli anni Google ha continuato a pubblicare letteralmente centinaia di articoli scientifici. Tali articoli rivelano molte delle “formule segrete” sul funzionamento di Google e documentano l’infrastruttura di base che Google utilizza».

Nel post Matt Cutts elenca tutti gli sforzi compiuti in passato per offrire ai webmaster le risorse necessarie per posizionare al meglio i propri siti web: post, guide, video, risorse e strumenti di vario tipo sciorinati negli anni ed approfonditi da milioni di utenti in tutto il mondo. Ma a quanto pare tutto ciò non è bastato: «La cosa frustrante è che se anche tutti i 20.000 dipendenti di Google lavorassero a tempo pieno per rispondere alle domande dei proprietari di siti non avremmo comunque l’occasione di parlare con ognuno. Perché no? Perché ci sono più di 192 milioni di domini registrati. Per questo motivo abbiamo introdotto gli Strumenti per i Webmaster, una soluzione che offre in maniera scalabile e automatica informazioni sui siti web e dà la possibilità ai webmaster di comunicarci informazioni utili sui loro siti».

Il post si riserva però uno spazio sulla difensiva: nonostante l’apertura della filosofia Google, una apertura totale renderebbe la piattaforma un luogo di scorribande per spammer e malintenzionati pronti a sfruttare la trasparenza a fini propri e poco nobili: «non pensiamo sia irragionevole avere dei segreti professionali come in qualsiasi azienda, non ultimo perché non vogliamo aiutare spammer e cracker a violare il nostro sistema. Se chi sta cercando di manipolare il posizionamento nella ricerca sapesse ogni singolo dettaglio su come posizioniamo i siti sarebbe più facile infestare di “spam” i nostri risultati con pagine irrilevanti e frustranti per gli utenti – ad esempio pagine pornografiche o fatte per distribuire software dannoso».

La battaglia legale è appena iniziata, ma la tensione ha preso il via sui media con le dichiarazioni Microsoft prima e con la risposta Google poi. E non finisce certo qui.

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