Contenuti a pagamento? Un utente su tre dice sì

Secondo Nielsen un utente su tre sarebbe teoricamente pronto a contrarre un abbonamento per accedere all'informazione online, ma preferirebbe comunque una soluzione alternativa
Secondo Nielsen un utente su tre sarebbe teoricamente pronto a contrarre un abbonamento per accedere all'informazione online, ma preferirebbe comunque una soluzione alternativa

Un sondaggio condotto da Nielsen su un panel di 27000 utenti in 52 paesi. Con questa metodologia il gruppo ha tentato di evidenziare un dato su cui l’intero mondo editoriale sta concentrando le proprie attenzioni: l’utenza è disposta a pagare per accedere all’informazione online? Il risultato non è semplice da interpretare poiché figlio di una situazione pregressa, dei timori relativi al cambiamento e delle pulsioni sulla difensiva che l’utenza manifesta ogni qual volta un contenuto “free” viene ipotizzato a pagamento. Il sondaggio va inoltre letto a completamento del parallelo “State of the News Media 2010“, ricerca complementare basata sui dati raccolti su territorio USA dalla Pew Internet & American Life Project.

«Con la Global Survey Nielsen, condotta nell’autunno 2009 nelle cinque regioni geografiche – Europa, Asia/Pacifico, Medio Oriente/Africa/Pakistan, America Latina e Nord America – la società ha cercato di fornire una risposta all’interrogativo su cui negli ultimi tempi si è concentrata l’attenzione del mercato e dei grandi gruppi editoriali, che stanno valutando l’opportunità di distribuire news via internet a pagamento per combattere la crisi del settore. Secondo quanto emerge dalla ricerca, molti consumatori sarebbero quindi disposti a pagare per i contenuti online. Un terzo di tutti gli intervistati nei 52 Paesi afferma, infatti, che potrebbe considerare l’idea di pagare per accedere ai siti dei principali quotidiani online».

Un utente su tre è pronto a pagare, dice Nielsen. Il 58% sarebbe contrario, l’8% avrebbe invece già attivamente pagato una qualche forma di abbonamento. In generale l’85% degli utenti si dice contrario a qualsiasi forma di abbonamento, ma gli intervistati sembrano lasciare aperto uno spiraglio basato sul valore attribuito al contenuto per cui si richiede l’accesso: «più è alto il valore assegnato, soprattutto se è già capitato in passato di pagare per quella tipologia di contenuto, più gli intervistati si sono dichiarati disposti a pagare».

Continua la ricerca Nielsen, così come riportata da Reuters: «Più persone preferirebbero pagare per leggere riviste piuttosto che quotidiani online (39% vs 34%); tuttavia esiste un 31% di consumatori che attribuisce un valore alle news disponibili solo online, tale da giustificare un costo per la loro consultazione. Come è facile intuire, sono gli utenti sotto i 35 anni di età quelli più propensi a pagare».

Quel che emerge è una maturata sensibilità nei confronti dell’informazione online, con gli utenti più giovani pronti comunque ad apprezzare il contenuto sul Web tanto da aprirsi alla possibilità di contribuire economicamente alle iniziative imprenditoriali basate su questo tipo di produzione editoriale. Al tempo stesso, però, rimane la resistenza dettata dalla formula a pagamento ed una tendenziale preferenza verso forme alternative, anche al costo di una maggiori presenza ed invadenza della pubblicità: «Un altro aspetto da non sottovalutare è che quasi la metà degli intervistati (47%) si dichiara disposta ad accettare più pubblicità per ridurre il costo dei contenuti a pagamento. Questa percentuale è più alta nelle regioni meno industrializzate […] mentre scende al 40% circa in Europa e Nord America». La formula ibrida potrebbe insomma essere quella ideale, quella su cui gli editori stanno oggi forgiando i propri business plan connaturati all’idea del paywall.

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