Freedom House boccia la libertà di stampa in Italia. E sul Web?

Il rapporto di Freedom House boccia la libertà di stampa in Italia, ritenuta come “parzialmente libera” e al livello di Benin, India e Hong Kong, praticamente agli ultimi posti tra i paesi europei.

La sonora bocciatura tiene fondamentalmente conto di due media: i giornali e la televisione, ritenuti evidentemente ancora i principali protagonisti dell’informazione in Italia, lasciando a un ruolo ancora marginale il Web, seppure quest’ultimo sia ritenuto in crescita.

Per Freedom House il problema è ben noto e vede una situazione per cui l’informazione è sostanzialmente accentrata in mano a pochi, con un chiaro sbilanciamento a favore di un singolo esponente politico di cui nel rapporto si fa anche il nome e il cognome: ovvero Silvio Berlusconi.

Se l’Italia è solo al 72esimo posto della graduatoria (facente parte del 33% delle nazioni in cui la libertà di stampa è parziale) la ragione è proprio la concentrazione del controllo di buona parte delle televisioni e di diversi giornali detenuta, direttamente o indirettamente, dal Presidente del Consiglio.

In tutto questo contesto il Web viene lasciato quasi sullo sfondo e questo nonostante sia impressione generale che, laddove la presenza di Internet è forte, la libertà di stampa è maggiore. In un rapporto di causa-effetto che però non sempre appare chiaro, tanto che non è facile capire se l’uno sia la causa dell’altro o viceversa.

Il Web si dimostra quindi uno strumento dal potenziale enorme per quanto riguarda la capacità di garantire il diritto d’espressione a tutti in maniera più o meno democratica. È chiaro infatti, in questo senso, che la facilità con cui chiunque può potenzialmente affacciarsi al mondo dell’informazione sul Web, sia come protagonista che come lettore, apre grandi opportunità che diversamente, con gli altri media, non sarebbero mai ottenibili.

Internet è ancora territorio in parte inesplorato e di cui vanno chiariti bene i contorni e questo vale un po’ per tutti i paesi occidentali, soprattutto per l’Italia, che rimane ancora uno di questi paesi legati fortemente ai media tradizionali per quanto riguarda la circolazione delle notizie e delle idee, con tutti i limiti che da una situazione del genere derivano.

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