Linden Lab riorganizza le proprie risorse: un ulteriore segnale di declino di Second Life?

Ricordate Second Life, grande fenomeno della Rete durante i primi anni del nuovo Millennio, anni in cui ebbe un vero e proprio boom? Quell’isola magica, che prometteva enormi possibilità ed esposizione mediatica per azienze e personaggi, famosi e meno famosi, si è piano piano defilata, travolta dal successo dei social network, Facebook e Twitter in testa.

La crisi si fa sentire anche lì, tanto che la Linden Lab, la fondatrice del progetto, si trova costretta ad operare tagli al personale come un’azienda qualunque.

Lo scenario attuale di Second Life è piuttosto desolante: avatar abbandonati a se stessi, isole praticamente disabitate e una economia virtuale decisamente ridimensionata rispetto alle floride previsioni iniziali. Permane, però, una community di affezionati storici che continua ad appassionarsi alle vicende della vita virtuale nonostante la diaspora di utenza.

In Linden Lab cercano, forse arrampicandosi un po’ sui vetri, di spiegare che dopo un biennio di grandi investimenti è arrivato il momento di organizzare e ottimizzare le risorse. Detto in parole povere: attività concentrata in Nord America, chiusura degli uffici in UK e Singapore e licenziamento del 30% della forza lavoro.

Gli obiettivi per il futuro sono due:

  • Second Life deve diventare un servizio: accesso diretto, senza alcuna installazione preventiva;
  • integrazione coi social network: questo è forse il punto più importante, vista la situazione attuale di Internet.

Lo scorso anno Second Life valeva circa 700 milioni di dollari. Risultati economici a parte, basteranno i nuovi interventi a riportarlo in auge tra il pubblico o i tempi sono già troppo maturi per colmare il gap con i colossi del social networking?

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