Apple e la guerra dei minerali in Congo

Una volta erano i diamanti, oggi sono i telefoni: stiamo parlando delle nuove guerre minerarie che, come ormai triste consuetudine, sottomettono le popolazioni dei paesi più poveri, quali ad esempio il Congo. A portare la vicenda agli onori di cronaca è Nicholad D. Kristof, giornalista del The New York Times, il quale accusa le aziende più importanti del settore: Intel, RIM e ovviamente Apple.

Le tre società sarebbero colpevoli di alimentare, a causa dei loro prodotti tecnologici di consumo, una vera e propria guerra sociale in Congo per l’acquisizione di un prezioso minerale, il tantalio, un superconduttore largamente utilizzato in computer, smartphone e console di gaming.

Non ho mai sentito di una guerra tanto barbarica come quella in Congo, e mi tormenta. Ho visto donne mutilate, bambini obbligati a mangiare la carne dei propri genitori, ragazze sottoposte a stupri che le hanno distrutte dall’interno. I capi militari alimentano in parte questi predatori, vendendo minerali come in tantalio, il tugsteno, lo stagno e l’oro. Per esempio, il tantalio del Congo è usato per creare circuiti elettrici da usate in telefoni, computer e device di gaming.

Tutti i produttori si dichiarano estranei a questa vicenda, affermando di non poter intervenire sulle condizioni di lavoro congolesi: anche rifiutando questi minerali nella costruzione di dispositivi elettronici, altri fattori contribuirebbero al perpetuarsi degli scontri. Sebbene il tantalio del Congo sia solo un quinto di quello mondiale, le mafie locali spingerebbero comunque per piazzare il proprio minerale sul mercato.

La polemica si fa sempre più dura, in particolare, nei confronti di Apple. Cupertino avrebbe affermato come tutti i propri prodotti siano privi di metalli provenienti dalle zone di conflitto, ma gli studi di Enough Project dimostrerebbero una cieca fiducia della Mela nei confronti dei fornitori, i quali in realtà si servirebbero tacitamente proprio dalle miniere congolesi. Difficile, però, stabilire effettive colpe da parte di Apple, anche se appare evidente come l’azienda debba concentrarsi maggiormente sulla scelta dei partner strategici per il proprio business, magari stringendo accordi con quelle zone del mondo dove l’estrazione dei minerali non avviene con tanta spietata brutalità.

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