OpenStack: cloud computing in salsa open

Rackspace e NASA gettano le basi per la nascita di una piattaforma open source dedicata al cloud computing. L'obiettivo è quello di rendere disponibile a tutti l'accesso alla nuova tecnologia: una sfida difficile ma non impossibile
Rackspace e NASA gettano le basi per la nascita di una piattaforma open source dedicata al cloud computing. L'obiettivo è quello di rendere disponibile a tutti l'accesso alla nuova tecnologia: una sfida difficile ma non impossibile

Il cloud computing è già una realtà, ma per esprimere appieno le sue potenzialità questa nuova famiglia di tecnologie ha bisogno di altro tempo e dell’impegno congiunto dei principali protagonisti del settore. È una scommessa sulla quale hanno già puntato in molti: da Google con il proprio sistema operativo Chrome OS a servizi come OnLive e Gaikai, dedicati a un ambito prettamente ludico. L’ultima novità si chiama OpenStack e riguarda un progetto nato con l’intento di dar vita a una piattaforma open source dedicata proprio al cloud computing, standardizzata e disponibile per chiunque desideri accedervi con il fine di realizzarne soluzioni su misura.

Promotori dell’iniziativa sono Rackspace, azienda texana che dal 1998 si occupa di hosting, e l’agenzia governativa statunitense NASA. Al loro fianco partner di prim’ordine come AMD, Citrix e Dell. La sfida non è delle più semplici, come ammette lo stesso Lew Moorman (numero uno di Rackspace) annunciando i primi dettagli relativi al progetto. Non manca però una vena di ottimismo: “Vogliamo diventare per il cloud computing ciò che Android rappresenta oggigiorno per i sistemi operativi dedicati agli smartphone”.

Nobili intenti e parole campate in aria? Decisamente no. OpenStack è già, in una prima versione embrionale, una realtà, scaricabile direttamente dal sito ufficiale del progetto. Nelle prossime settimane se ne saprà di più, ma le basi sono state gettate partendo dal codice alla base delle tecnologie Cloud Files e Cloud Servers di Rackspace e Nebula Cloud Platform di NASA, quest’ultima impiegata per lo storage e la gestione di immagini in alta definizione provenienti dallo spazio.

Il tipo di licenza scelto per la distribuzione del codice, Apache 2, consentirà agli sviluppatori third party di cimentarsi nella sua modifica e nella compilazione di software senza troppe restrizioni. Con queste premesse, l’ancora relativamente giovane panorama delle tecnologie cloud potrebbe prendere direzioni fino a poco tempo fa inaspettate, con prospettive allettanti per un sempre crescente bacino di potenziali utenti e buona pace di chi ne intravedeva una nuova strada per lo sviluppo e la diffusione di tecnologie proprietarie.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti