Dall'UE 15,7 milioni per le tecnologie cloud

L'Unione Europea finanzia con oltre 15 milioni una ricerca sulle tecnologie cloud guidata da IBM, alla quale parteciperà anche l'Università di Messina
L'Unione Europea finanzia con oltre 15 milioni una ricerca sulle tecnologie cloud guidata da IBM, alla quale parteciperà anche l'Università di Messina

Delegare alla grande Rete lo storage e l’elaborazione delle informazioni fino ad oggi gestite in locale: è questa la grande sfida delle sempre più diffuse tecnologie di cloud computing. L’Unione Europea, con l’obiettivo di spingere la ricerca in questo nuovo e promettente ambito, ha annunciato l’intenzione di devolvere 15,7 milioni di euro a un progetto denominato VISION Cloud: Virtualized Storage Services Foundation for the Future Internet, guidato da un team IBM con sede a Israele e che coinvolgerà diverse importanti università del continente, tra le quali rientrano istituti di Atene, Umeà (Svezia) e Messina.

L’obiettivo comune è quello di dare vita a piattaforme cloud di nuova generazione, in grado di semplificare la manipolazione dei file e rendendo il loro accesso sempre più alla portata di tutti. L’impiego di metadati che descrivano un ben preciso insieme di informazioni, la sua tipologia e i mezzi per fruirne, ad esempio, è una delle sfide principali per VISION Cloud, così come il mettere a disposizione strumenti che facilitino gli utenti nel processo di migrazione tra due provider. Obiettivi importanti, strumenti in futuro probabilmente essenziali.

Dal comunicato stampa rilasciato da IBM per l’occasione traspare uno scenario di certo suggestivo, ma dalle sfaccettature forse eccessivamente ottimistiche in considerazione dell’attuale situazione relativa alle tecnologie odierne e alle infrastrutture disponibili:

Ad esempio, con VISION Cloud i provider che si occupano dello storage delle informazioni potranno offrire servizi più sicuri e accessibili per tutte le esigenze: dalla gestione di fotografie ad altri contenuti multimediali come i video, dai documenti finanziati alle cartelle mediche.

Una futura madre, sottoponendosi a un’ecografia per controllare lo stato del feto, sarà ad esempio immediatamente in grado di effettuare l’upload del video, modificandolo poi a proprio piacimento e condividendolo con amici e parenti, mostrando loro le prime immagini del figlio. Al tempo stesso, in caso di anomalie, allegando una tag al video sarà possibile ottenere o ricevere informazioni cliniche aggiuntive sullo stato di salute della gestante e del nascituro.

Una prospettiva di certo allettante, ma che richiederà senza alcun dubbio una forte evoluzione delle tecnologie attuali. Considerando la crescita del fenomeno cloud negli ultimi anni, con il debutto di servizi dedicati soprattutto allo storage e all’editing dei documenti, quanto promesso da IBM appare comunque tutt’altro che un’irraggiungibile utopia.

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