La protesta degli studenti è 2.0

La protesta contro la riforma Gelmini corre sul Web. I ventenni che in questi giorni protestano contro i tagli alla scuola e alla ricerca hanno preoccupazioni simili ai loro omologhi degli anni passati, anche gli slogan si assomigliano, ma le tecniche sono completamente diverse.

La grande movimentazione di massa degli studenti universitari in Italia ha una mappa concettuale totalmente digitale: i ragazzi si portano i loro netbook sui tetti, usano blog, chat forum, per gestire la protesta a livello nazionale. La parola d’ordine è non scollegarsi mai.

Professori, ricercatori e studenti sono impegnati in una rete di informazione dove si scambiano idee, proposte, iniziative. Non esiste un centro, quindi non può essere colpita e affondata. Ma ci sono alcuni luoghi che si stanno distinguendo, come Uniriot, quasi un giornale online basato su instant messaging, microblogging e video. Twitter, YouTube, diventano strumenti di lotta.

Link, del Coordinamento Universitario, ha una sezione media e rassegna stampa particolarmente aggiornata, utile anche a chi volesse avere informazioni certe sulle occupazioni e sui documenti firmati dai collettivi.

Particolarmente emblematica è Rete 29 aprile, famosa per essere quella del tetto sul quale sono saliti Pierluigi Bersani e Antonio Di Pietro l’altro giorno.

Il sito di questa associazione di universitari della Sapienza di Roma è un portale fondamentale per conoscere questa protesta: dal sito si può ascoltare la Web radio che copre tutte le iniziative sparse per il Paese, c’è persino la diretta dal tetto in video streaming.

Una sezione ricchissima di link copre ogni curiosità ed è stata creata anche la pagina Facebook (già più di tremila gli iscritti) ideale per esprimere una condivisione e seguire le vicende tramite la bacheca.

Sfuggente, abile sul Web, composta da migliaia di occhi e orecchie, oltre che menti pensanti perennemente interconnesse: questa è la protesta universitaria del 2010. Forse la classe politica non se l’aspettava, difficile credere sia preparata ad affrontarla.

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