Internet nella Costituzione Italiana

Articolo 21 bis: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale”. Così suonerebbe l’integrazione che Stefano Rodotà ha immaginato ieri durante l’IGF Italia.

I dibattiti di apertura della due giorni di incontri e workshop sulla Rete e la sua governance (cioè l’applicazione da parte dei governi, del settore privato e della società civile di principi, norme e procedure che determinano l’evoluzione di Internet) hanno visto come protagonisti alcune vecchie conoscenze del Web, come il direttore di Wired Italia, Riccardo Luna, o il deputato Roberto Cassinelli, famoso per i suoi emendamenti salva-blog.

È stato però l’autorevole professore di diritto civile, già presidente dell’antitrust, Rodotà, ad accendere il dibattito facendo una proposta destinata a diffondersi nella blogosfera: introdurre il diritto di accesso alla Rete nella carta fondamentale del nostro Paese.

Il professore ne ha approfittato anche per stigmatizzare persino le reazioni del mondo politico allo scoop di Wikileaks:

Le reazioni della politica di fronte al fenomeno di Wikileaks, improntate alla sorpresa e al biasimo per la diffusione dei documenti segreti dimostra, ancora una volta, l’inconsapevolezza culturale della politica. Italiana e non.

La strada maestra, invece di invocare guerre planetarie del tutto improbabili, è difendere la libertà di accesso alla Rete col metodo definitivo: inserendolo nelle costituzioni. E siccome quella italiana è ancora moderna, basterebbe aggiungere 27 parole all’articolo 21. Ma ci vorrebbe un voto a maggioranza assoluta di entrambi i rami del Parlamento e un referendum confermativo. Solo un sogno?

Secondo Riccado Luna vale la pena discuterne, per questo ha creato una petizione online. Sul modello di quanto fatto con la proposta del Nobel per la pace a Internet, ora il magazine ha lanciato questa nuova provocazione.

Secondo noi è arrivato il momento di cambiare e di scrivere che l’accesso alla Rete, il più grande mezzo di comunicazione della storia, è un diritto costituzionale.

Basta visitare il sito InternetCostituzione.it e firmare. Lo farete?

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