Apple e Pandora denunciate per tracking

Pandora ed altri gruppi sono stati denunciati assieme ad Apple per aver tracciato gli utenti utilizzanti iOS, trasferendo poi i dati ad entità terze
Pandora ed altri gruppi sono stati denunciati assieme ad Apple per aver tracciato gli utenti utilizzanti iOS, trasferendo poi i dati ad entità terze

Una denuncia è stata depositata a San Jose (California) contro Apple, Pandora, Dictionary.com ed altri gruppi perchè con le loro pratiche avrebbero consentito il tracciamento degli utenti su iOS (iPhone, iPad), aggirando così la privacy e consentendo a gruppi terzi di tracciare il profilo dell’utente senza avvertenza alcuna.

Secondo quanto indicato nella denuncia, il tracciamento è reso possibile grazie ad un numero identificativo univoco denominato UDID (Unique Device Identifier): trattasi di un codice con il quale ogni singolo iPhone è marchiato e, soprattutto, trattasi di un dato a cui le applicazioni possono accedere. Nel momento in cui tale identificativo viene trasferito a gruppi terzi, ad esempio un advertiser, si crea però una sorta di cookie perenne sul quale l’utente non ha la possibilità di agire. Il tracking è pertanto silente ed automatico, senza possibilità di sottrarsi al controllo esterno. Nel solo caso di Pandora, ad esempio, i dati sarebbero stati trasferiti a ben 8 entità terze (inclusi ad network), moltiplicando così ulteriormente l’esposizione dei dati ed il danno correlato.

La denuncia punta il dito innanzitutto contro chi ha sviluppato le applicazioni poiché tramite queste ultime l’UDID viene trasferito; ma si contesta anche la posizione della stessa Apple la quale, approvando le applicazioni sul proprio App Store, si rende corresponsabile per una pratica del tutto nota e per la quale non è pertanto possibile limitarsi ad una manleva delle responsabilità. Al punto 65 del testo, la denuncia esplicita il concetto di “community of interest”, un modo per delineare una sorta di dolo comune nel quale ognuno ha fatto la propria parte per giungere ad un vantaggio economico distribuito a danno dell’utenza.

L’accusa indica però nel proprio testo (punto 56) anche il trasferimento di dati personali sensibili. Tale aspetto non sembra essere del tutto chiaro perché il trasferimento di un UDID è sì sintomo di tracking, ma al tempo stesso non consente di collegare tale identità anonima con una identità reale. Al punto 50 della denuncia tali dati sembrano tuttavia essere trasferiti agli advertiser direttamente dai profili degli utenti nei vari account utilizzati. La “community of interest” è in questa associazione di informazioni: Apple consente la pratica, gli sviluppatori la mettono in atto, gli advertiser pagano entrambe le parti per poter trarre lucro dalle proprie inserzioni.

L’accusa chiede il riconoscimento della denuncia in qualità di class action, così che tutte le parti lese possano accodarsi alla richiesta di danno nei confronti di Apple. Risarcimento pecuniario a parte, però, la vertenza è oltremodo importante per il modo in cui potrebbe cambiare il processo di gestione delle informazioni personali e la trasparenza con cui queste ultime possono essere utilizzate dalle applicazioni e dai marketplace sul mercato.

Complaint Freeman v. Apple.finaL

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