Bing risponde: noi non copiamo, ma impariamo

Bing nega di copiare da Google, ma spiega tuttavia di imparare dalle ricerche degli utenti. Il che significa far uso dell'intelligenza collettiva
Bing nega di copiare da Google, ma spiega tuttavia di imparare dalle ricerche degli utenti. Il che significa far uso dell'intelligenza collettiva

Bing non può far altro che incassare. Google, con il proprio dito puntato sulle query di Bing e le prove delle copiature rispetto al motore di Mountain View, ha messo a segno un colpo di grande valore comunicativo, anche se la vicenda sembra sgonfiarsi in sé stessa come una semplice bolla polemica senza risvolto legale alcuno. A distanza di poche ore, però, Bing tenta anche un contrattacco e, sebbene non sveli esattamente la dinamica che ha portato alle query-fotocopia denunciate da Google, propone comunque una versione differente della questione.

La risposta è affidata ad Harry Shum del Bing Team, il quale spiega di voler portare immediatamente online la propria versione per fare in modo che un incontro previsto a breve (Farsight Summit) non debba declinare in una polemica sterile tra le parti. Shum introduce così la propria arringa difensiva: «il team di ingegneri di Bing ha lavorato duramente negli ultimi due anni per offrire la massima rilevanza e qualità nella ricerca per i nostri utenti. Questa è la nostra prima priorità ogni singolo giorno. Usiamo oltre 1000 differenti segnali e funzioni nel nostro algoritmo di ranking. Una piccola parte di questi è nei click dei nostri utenti che hanno aderito alla condivisione anonima dei dati della loro navigazione per consentire un miglioramento dell’esperienza di tutti».

La verità è svelata, sia pur se implicitamente, in questo passaggio: «per essere chiari, impariamo da tutti i nostri utenti. […] La storia del web e dei miglioramenti nell’esperienza dei consumatori e delle aziende è attualmente la storia dell’intelligenza collettiva. […] Molte aziende su Internet usano questa intelligenza collettiva per migliorare ogni giorni i propri prodotti».

Microsoft, insomma, lascia intendere come non vada a copiare le query da Google ma, piuttosto, carpisca i dati necessari dai comportamenti degli utenti e dalle loro azioni online. I commenti degli utenti sulla vicenda sono polarizzati sui due fronti: chi contesta a Bing di essere una brutta fotocopia di Google, chi invece plaude Bing per il modo in cui sta migliorando le proprie SERP. Il merito della vicenda è invece raramente affrontato e, mentre Google attacca a testa bassa, Bing smorza i termini spiegando che “così fan tutti”.

Google, al tempo stesso, può sparare le proprie accuse con la forza della segretezza: gli ingredienti della ricetta di Mountain View sono e rimangono segreti, nascondendo dietro SERP e PageRank tutti i misteri di un colosso che, se accusa Bing, è perchè teme che tra i due possa un giorno non esserci la necessaria differenziazione (aspetto su cui il team Google lavora con sempre maggior assiduità per garantire il necessario gap qualitativo in grado di tenere alto il nome del motore rispetto alla concorrenza).

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