Gioventù Ribelle: polemiche sul titolo dedicato ai 150 anni dell'Unità d'Italia

Il titolo dedicato all'Unità d'Italia suscita polemiche tra i videogiocatori
Il titolo dedicato all'Unità d'Italia suscita polemiche tra i videogiocatori

Il 17 marzo, giorno di festa per il centociquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, è stato lanciato il videogioco dedicato proprio alla ricorrenza, Gioventù Ribelle, ad opera del Ministero della Gioventù in collaborazione con Assoknowledge, Filiera dei Produttori Italiani dei Videogiochi. 

Il progetto, ambizioso e potenzialmente interessante, si è invece rivelato un vero e proprio fallimento, almeno secondo un folto gruppo di appassionati che lo ha duramente criticato scagliandosi contro il responsabile Raoul Carbone e il team adibito alla realizzazione. 

Un riassunto dettagliato della situazione è disponibile sul blog Indie for the Masses, in cui l’autore si dice indignato da come il videogioco dovrebbe rappresentare l’industria dell’intrattenimento elettronico nostrana di fronte al governo e al resto del mondo.

Sintetizzando, più che un gioco (uno sparatutto bellico) si tratta di una mappa dell’Unreal Development Kit, ovvero il motore che ha dato vita allo sparatutto fantascientifico Unreal Tournament 3, la quale dovrebbe a suo modo riprodurre le fasi antecedenti alla famosa “breccia” di Porta Pia, e la conseguente escalation che portò poi alla proclamazione dell’Italia Unita.

Il problema, come denunciano i giocatori, è che si tratta di un lavoro frettoloso, portato a termine senza la dovuta attenzione. Non c’è alcun suono ambientale, e quei pochi rimasti, relativi ad armi e voci dei protagonisti, sono del tutto immutati rispetto a Unreal Tournament 3. L‘intelligenza artificiale è assente, graficamente non è ottimizzato (requisiti addirittura superiori a Crysis) e il level design è totalmente da rivedere. La presunta ricostruzione fedele alla storia è inoltre minata da qualche errore, come il numero dei colpi del fucile portato dal protagonista o le divise dell’esercito papale.

Con il passare delle ore arrivano le precisazioni dei responsabili del progetto che, per voce di Raoul Carbone, spiegano come in verità si tratti di una semplice “demo culturale”, con un gameplay appena abbozzato e realizzata da alcuni studenti non professionisti. Chi accusa, a questo punto replica che dichiarazioni di questo tipo non sono mai state rilasciate prima, dato che il videogioco è stato presentato più volte come in grado di sfidare i migliori sparatutto esteri e soprattutto realizzato da developer italiani di spicco, anziché da giovani non professionisti.

E mentre la questione procede, purtroppo le critiche arrivano anche dall’estero, come accade su Destructoid e sul forum di NeoGaf, dove viene fornita una visione dell’industria videoludica nostrana completamente errata e distorta dal suo reale valore.

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