Apple e Sony, accordi per la musica in salsa cloud

Dopo aver siglato accordi con EMI e Warner, Apple avrebbe ottenuto il "sì" di Sony e sarebbe vicina a ricevere il consenso anche da Universal Music Group.
Dopo aver siglato accordi con EMI e Warner, Apple avrebbe ottenuto il "sì" di Sony e sarebbe vicina a ricevere il consenso anche da Universal Music Group.

Non c’è due senza tre. Dopo Warner ed EMI, è arrivato il turno di Sony: il colosso giapponese, secondo quanto riportato da Bloomberg, avrebbe infatti siglato un accordo con Apple per l’utilizzo dei brani musicali appartenenti alla propria etichetta musicale all’interno del servizio di cloud storage che il gruppo di Cupertino ha intenzione di lanciare a breve.

Lancio che è atteso per il prossimo 6 giugno sul palcoscenico del Moscone di San Francisco, ove avrà luogo l’edizione 2011 del WWDC, la conferenza dedicata agli sviluppatori indetta ogni anno dalla Mela. Battezzato con molta probabilità iCloud, il servizio permetterà di archiviare i brani musicali acquistati in Rete direttamente sui server Apple, probabilmente nel nuovo data center costruito nel North Carolina, la cui capacità di archiviazione ammonta a circa 12 Petabyte. Ciascun brano sarà poi riproducibile in streaming tramite apposite applicazioni che Apple fornirà ai propri utenti.

L’accordo con Sony mette dunque nelle mani di Apple un importante patrimonio da sfruttare al meglio per rendere il proprio digital locker sufficientemente competitivo: il gruppo di Cupertino si trova infatti a dover rincorrere Google ed Amazon, che hanno già lanciato un servizio analogo durante le scorse settimane. Rincorsa che parte dunque dalla cura di ogni particolare, creando dapprima una solida base sulla quale costruire l’intero strumento di streaming musicale.

In tal senso si segnala un ulteriore accordo che il gruppo della Mela sembra esser prossimo a stringere: questa volta è Universal Music Group a strizzare l’occhio a Jobs e soci, ovvero il nome più importante dell’intera industria discografica. Le quattro maggiori etichette musicali avrebbero dunque dato l’ok al gruppo, come invece non accaduto con i servizi forniti da Google ed Amazon: proprio tale fattore potrebbe essere determinante nello sviluppo di una gara che ha da poco tagliato il nastro di partenza ma vede i suoi partecipanti fortemente agguerriti per conquistare la più ampia fetta possibile di mercato.

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