IBM, memorie PCM per lo storage del futuro

IBM annuncia la risoluzione di alcuni problemi con le memorie a cambiamento di fase, spianando la strada ad una nuova tecnologia di storage.
IBM annuncia la risoluzione di alcuni problemi con le memorie a cambiamento di fase, spianando la strada ad una nuova tecnologia di storage.

Il mondo dell’archiviazione delle informazioni digitali potrebbe vivere nel futuro prossimo una nuova rivoluzione: dopo il passaggio dagli hard disk meccanici alle SSD basate su memorie flash NAND, infatti, a partire dai prossimi anni giungerà sul mercato anche una nuova ulteriore tecnologia in grado di cambiare le carte in tavola. Si tratta delle memorie a cambiamento di fase, capaci di fornire prestazioni superiori rispetto a quelle delle attuali SSD, e che IBM prevede di produrre entro il 2016.

Le memorie a cambiamento di fase sono in grado di immagazzinare 1 bit all’interno di una cella mediante l’invio di una piccola corrente elettrica che funge da impulso per l’induzione del cambiamento di fase da cristallina ad amorfa, oppure viceversa. La prima rappresenta l’uno logico, mentre la seconda lo zero: in questo modo la fase assunta da ogni cella si traduce in una sequenza di “0” ed “1” che le unità logiche sono in grado di interpretare come bit.

Il tutto viene realizzato con vantaggi oggettivi rispetto alle flash NAND, rispetto alle quali riescono a raggiungere velocità di trasferimento dati 100 volte superiori. A differenza delle attuali SSD, poi, le memorie PCM non necessitano della cancellazione dei dati prima di una successiva riscrittura: tale processo, obbligatorio per le SSD con tecnologia NAND, ne limita la durata in termini di cicli di scrittura, motivo per cui le memorie a cambiamento di fase risultano inoltre più longeve, con la possibilità di effettuare oltre 5 milioni di cicli.

Se ad oggi non sono presenti soluzioni basate su tale tecnologia la motivazione principale è da imputare ad una serie di problemi nel mantenimento delle informazioni contenute nelle singole celle, con conseguenti perdite di dati a seguito della rimozione dell’alimentazione. Problema che, a quanto pare, è stato brillantemente aggirato dagli ingegneri IBM mediante l’utilizzo di un sistema di celle multi-livello, il quale ha permesso al gruppo statunitense di raggiungere un livello di affidabilità tale da poter ritenere sufficientemente pronta la tecnologia PCM per un arrivo sul mercato.

Un arrivo che, secondo le prime stime, è atteso per il 2016 ed inizialmente toccherà da vicino esclusivamente il settore dello storage in contesti server. Il ruolo di IBM in tale scenario non sarà però quello di produttore diretto: la società fornirà infatti il proprio supporto ad altri gruppi quali Toshiba e Samsung per la realizzazione delle prime soluzioni di storage basate sulle memorie PCM, sulle quali hanno lavorato nel corso degli anni numerosi colossi del mondo tecnologico senza mai raggiungere risultati eccellenti.

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