Apple caccia il Financial Times dall'App Store

Il Financial Times è stato estromesso dall'App Store dopo aver deciso di creare un sistema di abbonamento alternativo agli acquisti in-app di Apple.
Il Financial Times è stato estromesso dall'App Store dopo aver deciso di creare un sistema di abbonamento alternativo agli acquisti in-app di Apple.

Il Financial Times, celebre quotidiano economico del Regno Unito, è stato cacciato dall’App Store: dopo l’opposizione da parte del giornale di sottostare ai dettami di Cupertino riguardo la suddivisione degli introiti provenienti dagli acquisti in-app, dunque, la Mela ha deciso di rispondere colpo su colpo, chiudendo le porte del proprio negozio virtuale all’applicazione ufficiale del quotidiano.

Oltre alla motivazione di carattere economico sembra poi esservi stato un problema legato ai dati degli utenti: il Financial Times ha infatti evidenziato in più occasioni di aver bisogno delle informazioni di coloro che hanno sottoscritto un abbonamento per accedere ai contenuti pubblicati mediante iPhone ed iPad, il che non è possibile attraverso le sottoscrizioni effettuate mediante l’iTunes Store. Tali ostacoli hanno dunque spinto il FT ad agire per conto proprio, creando un sistema per l’acquisto di abbonamenti indipendente da quello offerto da Apple.

Nonostante il 10% degli abbonamenti effettuati lo scorso anno provenga da iPad, dunque, per il quotidiano l’eliminazione dell’applicazione ufficiale non rappresenta un particolare problema: l’edizione web in HTML5 del sito web ufficiale si candida ora a divenire l’unico tramite tra gli utenti ed il Financial Times, proponendo funzionalità di pari livello rispetto a quelle presenti nell’app nativa per iOS, permettendo così ai lettori di usufruire in egual modo dei propri abbonamenti.

La nuova webapp disponibile all’indirizzo app.ft.com permetterà quindi al giornale di aggirare i paletti imposti dalla Mela per accedere al proprio store, imponendo i prezzi ed i vincoli ritenuti più opportuni dai vertici. Il Financial Times non rappresenta poi il primo nome importante presente in App Store ad entrare in conflitto con Apple, la cui policy risulta in diversi casi eccessivamente soffocante per le aziende che intendono estendere il proprio parco utenti tramite i dispositivi della Mela.

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