Google-Motorola, oltre ai brevetti c'è di più

I 12,5 miliardi di dollari che Google ha investito nell’acquisizione di Motorola hanno aperto sin da subito diversi interrogativi, dei dubbi legati essenzialmente al perché un colosso dei motori di ricerca abbia deciso di puntare così forte su un’azienda il cui core business è sostanzialmente differente da quello di BigG.

La risposta più gettonata è stata quella secondo cui a far gola a Google sono stati i 17.000 brevetti in capo a Motorola, ma a sentire le parole dell’ex CEO di Mountain View, Eric Schmidt, i motivi che hanno portato alla transazione sono vari e non sono legati esclusivamente alla questione brevetti.

Schmidt, che ha parlato dell’argomento con il CEO di SaleForce Marc Benioff, ha accennato al fatto che mettendo le mani su Motorola, Google entrerà in possesso dei diritti sui prodotti che l’azienda americana ha sviluppato o su cui sta lavorando, prodotti tra i quali pare ci siano “novità fantastiche”, almeno a quanto fatto capire dall’ex CEO di Mountain View.

Motorola rappresenterebbe così per Google il punto d’accesso privilegiato per uno sbarco in grande forza e con grosse ambizioni su settori come quello della telefonia mobile, sentieri finora battuti dal gruppo californiano ma forse non con la convinzione con cui si è buttato in altre avventure, cosa che i riscontri sul mercato non proprio lusinghieri hanno d’altronde confermato.

Grazie a Motorola, Google potrebbe offrire al proprio pubblico dei prodotti di cui seguirebbe da vicino la componente hardware e non solo quella software, andando a sfidare i rivali di sempre, in primis Apple, sul loro stesso terreno, tanto che alcune voci parlano della possibilità di un eventuale ingresso nel mercato dei tablet proprio sfruttando le potenzialità e il “know-how” di Motorola.

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