Tim Berners-Lee: Italia, fidati del Web

Internet può essere per l'Italia una risorsa importante per ridurre i costi e risanare i bilanci: non solo un diritto, quindi, ma anche ricetta economica.
Internet può essere per l'Italia una risorsa importante per ridurre i costi e risanare i bilanci: non solo un diritto, quindi, ma anche ricetta economica.

Nel giorno in cui Tim Berners-Lee ha regalato all’Italia la sua presenza per festeggiare il 20esimo compleanno del World Wide Web, lo stesso Berner-Lee regala all’Italia alcuni importanti consigli. Importanti perché semplici, diretti, tanto immediati da spiazzare l’inerzia che invece attanaglia il nostro paese in termini di banda larga e digital divide.

Nel paese in cui gli investimenti nel settore sono fermi ormai da anni, dove la Legge Pisanu ha tenuto sotto ostaggio le reti WiFi e dove ancora la cultura dei media tradizionali è oltremodo rappresentata presso le sale dei bottoni , Tim Berners-Lee porta la sua iconica parola a profetizzare un futuro migliore se vissuto sul “WWW”. «Internet deve restare gratis, aperta e neutrale». E sviluppa tutto ciò in una intervista a Repubblica.it nella quale elargisce anzitutto un consiglio che il nuovo Governo dovrebbe far proprio per la sua utilità e la sua schiettezza:

Prima di tutto penso che l’ubiquità della Rete sia più importante della velocità. La velocità è importante se vuoi vedere un video in alta definizione; ma l’ubiquità, anche con connessioni più lente, significa che puoi ricevere e spedire la posta e far parte dell’economia digitale. E poi: dando una banda larga minima a tutti si possono spostare i pagamenti pubblici online risparmiando un sacco di soldi. Insomma, penso che dovreste fare un grosso sforzo per colmare il divario digitale, per portare la Rete anche nelle aree rurali e in quei luoghi dove c’è gente che semplicemente non ha ancora imparato ad usare questa tecnologia. Questo significa anche creare luoghi pubblici dove tutti possono usufruire della Rete: immagino Internet-Point nelle piccole città e nei paesini dove andare per pagare il bollo dell’auto online, o cercare un lavoro, ritrovare i parenti che si sono persi di vista da tempo, mettere in vendita la macchina, insomma fare quelle cose che la gente ancora non sa fare online.

Annullare il Digital Divide, insomma, non è soltanto una questione di diritto, ma anche e soprattutto una questione contabile. Avere una Rete performante o non averla è qualcosa che si riflette direttamente sul mercato, sui costi di gestione degli apparati statali e sul modo in cui viene strutturato il rapporto tra il cittadino e la Pubblica Amministrazione.

La questione sta tutta nella capacità di «rendere il Paese più operativo e funzionale»: non è un paese nel quale investire un paese che non sa offrire risposte globali alle necessità urgenti. E se il discorso legato allo specifico del paese è importante anzitutto per gli italiani, il discorso legato al digital divide è ancor più urgente ed importante per quanto riguarda il mondo intero e le aree che meno degli altri hanno tali opportunità. Per questo Tim Berners-Lee ricorda WebFoundation.org, un progetto pensato specificatamente per combattere il digital divide: «c’è un vero abisso di opportunità tra coloro che hanno Internet e utilizzano il Web in modo efficace, e tutti gli altri. Di fatto, il collegamento alla Rete sta diventando così importante per l’umanità che ormai potremmo pensare all’accesso ad Internet come a un diritto universale. Il Nobel per la pace Liu Xiaobo ha definito Internet un dono di dio; bello, ma io preferisco parlarne come di un diritto dell’uomo».

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