Unicef: la pedofilia non si ferma con la censura

Secondo l'Unicef è inutile combattere la pedofilia con la censura: non sarebbe utile e distruggerebbe l'essenza di Internet con le sue enormi opportunità.
Secondo l'Unicef è inutile combattere la pedofilia con la censura: non sarebbe utile e distruggerebbe l'essenza di Internet con le sue enormi opportunità.

«La rapida crescita del mondo online ha ampliato i rischi di reato di abuso e sfruttamento sessuale per i bambini. Dobbiamo esserne consapevoli e adottare misure più adeguate, rispettando i diritti dei bambini di esplorare l’ambiente online e sfruttare le potenzialità offerte dalla tecnologia». Con queste parole Gordon Alexander, direttore dell’Ufficio di Ricerca UNICEF, ha presentato i risultati del rapporto “La sicurezza dei bambini online: sfide globali e strategie” stilato in collaborazione con il Child Exploitation and Online Protection Centre (CEOP) nel Regno Unito. E sono parole di grande importanza, poiché guardano ad entrambi i lati della medaglia: ai pericoli, da rifuggire, e dalle opportunità, da cogliere.

Per troppo tempo Internet è stato considerato una minaccia dalla quale i bambini vanno allontanati: così facendo l’impatto con le nuove tecnologie è spesso troppo improvviso e violento, rendendo così la navigazione troppo ingenua ed inconsapevole. E quindi pericolosa. L’Unicef traccia pertanto la propria analisi partendo dai dati concreti, dalla fotografia di una realtà in cui la Rete è sempre più presente nella vita di tutti i giorni, ovunque: «In Brasile, ad esempio, il numero di bambini sopra i 10 anni connessi ad Internet è aumentato del 75% in tre anni, mentre in Nepal nel 2009 l’80% degli adolescenti usano il web. L’Africa Subsahariana è ancora indietro, con un utilizzo di Internet dell’11%, ma la crescita è stata esponenziale soprattutto grazie agli Internet point e ai telefoni cellulari».

Questi i punti su cui l’Unicef punta il dito per responsabilizzare il rapporto tra i minori e la rete:

  • Responsabilizzazione e protezione
    Sono quattro le possibili aree di intervento in tal senso: la responsabilizzazione dei bambini per aumentare la loro consapevolezza di fronte ai pericoli; la rimozione delle impunità per chi commette abusi; la riduzione delle possibilità di impattare situazioni di rischio; la protezione ed il supporto alle vittime di abusi, bullismo, adescamenti ed altro ancora.
  • Legislazione insufficiente
    «Dal punto di vista legislativo, leggi su scala globale sarebbero un importante elemento di protezione. A livello nazionale però, l’attuazione delle stesse norme in molti Stati è stata lenta ed anche laddove un decreto legge è stato emanato spesso ne è mancata l’armonizzazione fra Paesi». Paradossalmente l’applicazione delle normative cade su temi quali la definizione di “bambino” o di “pornografia”, insabbiando in questioni di principio problematiche di enorme gravità. Su 196 paesi esaminati, in particolare, soltanto 45 avrebbe una normativa sufficiente per arginare gli abusi dei bambini, qualcosa su cui un intervento è oggi necessario, urgente ed improcrastinabile.
  • Il ruolo degli adulti
    Genitori, insegnanti ed operatori sociali hanno un ruolo educativo fondamentale poiché sono i pilastri che hanno il dovere di sostenere l’educazione dei bambini e la loro coscienza di fronte ai pericoli: l’autoprotezione va coltivata giorno dopo giorno e l’industria dovrà accollarsi le proprie responsabilità per fare in modo che filtri e parental control possano arginare i pericoli di maggior impatto.
  • Pedo-pornografia, la censura del web è impensabile
    L’Unicef ha identificato ed intrapreso azioni contro 16.700 casi di contenuti web pedopornografici online, ma non si può svuotare il mare con un cucchiaino. Di qui una presa di coscienza fondamentale e meritevole che sfocia in parole di enorme importanza:

    È impossibile eliminare tutti i rischi presenti sul web. È uno spazio troppo grande, per natura non controllato, in continua evoluzione e sempre più creativo per essere soggetto al tipo di misure necessarie per proteggere completamente i bambini.

    Né è auspicabile una linea di intervento di questo tipo, perché un controllo totale della rete distruggerebbe l’essenza di Internet e i suoi numerosi vantaggi.

La censura, insomma, non serve. Per combattere la pedofilia serve una strategia olistica, un approccio più organico e maturo. Con queste parole l’Unicef pone quindi una base nuova e solida da cui ripartire: il problema è stato identificato ed esistono ora i presupposti per una battaglia più efficace contro una delle piaghe più gravi per il mondo dell’infanzia in tutto il mondo.

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