ACTA, battuta d'arresto in Bulgaria

Anche la Bulgaria, così come Cecoslovacchia, Polonia e Germania, mette temporaneamente da parte l'ACTA: si attende il pronunciamento dell'UE.
Anche la Bulgaria, così come Cecoslovacchia, Polonia e Germania, mette temporaneamente da parte l'ACTA: si attende il pronunciamento dell'UE.

Le proteste servono, è ormai evidente: in ogni dove la sollevazione di piazza contro l’ACTA ha maturato frutti e così è avvenuto nelle ultime ore anche in Bulgaria, ove l’ACTA sembra possa vivere una improvvisa battuta d’arresto. I toni della protesta si erano infatti levati con forza proprio da Sofia, la medesima capitale che oggi ipotizza un passo indietro fondamentale: l’ostacolo mette una volta di più in discussione tutto quel che è maturato negli anni di trattative che hanno portato alla firma di Tokyo con cui l’UE ha sancito la propria adesione.

Al momento la Bulgaria non si è messa di traverso, ma ha comunque sospeso i lavori (o quantomeno la cosa verrà confermata nelle prossime ore): secondo Traicho Traikov, ministro dell’Economia e dell’Energia, le operazioni sono «praticamente ferme», in attesa che l’Unione Europea espliciti il proprio consenso all’ACTA esplicandone meglio la natura. Il ministro bulgaro porta avanti anche un giudizio ulteriore che entra maggiormente nel merito della questione: i problemi della contraffazione e del copyright non andrebbero affrontati con le sanzioni, ma con un approccio più maturo ed orientato al mercato. E chiude con un concetto che sembra essere in questa fase quello prevalente nelle posizioni anti-ACTA: «Il copyright degli autori non può essere anteposto ai diritti umani».

La Bulgaria sembra non accettare di buon grado il pugno duro che l’ACTA mostra nei confronti delle violazioni, poiché il rischio penale viene giudicato eccessivo e necessario di un approfondimento prima di qualsivoglia approvazione. La cautela prevale sull’interventismo, insomma, e le proteste di piazza hanno sdoganato definitivamente il lecito dubbio. Il tutto seguendo medesimo atteggiamento già intrapreso da Cecoslovacchia, Polonia e Germania, ove il temporeggiamento attuale sembra motivato con medesimi interrogativi ed animato da medesime pulsioni.

L’ACTA, insomma, va temporaneamente nel cassetto in attesa che l’UE si pronunci presso il Parlamento Europeo. La madre di tutte le battaglie verrà combattute in quel consesso, ove i tentennamenti e le proteste saranno sul tavolo delle trattative per capire se e come sia opportuno approvare il documento voluto da Stati Uniti e Giappone per dirimere a livello internazionali questioni complesse che nessuna legge nazionale potrà mai risolvere con una azione isolata ed indipendente.

Nelle ore antecedenti il passo indietro delle autorità bulgare, e poche ore dopo la fine delle proteste di piazza dell’11 febbraio, gli Anonymous hanno pubblicato su YouTube un appello al popolo bulgaro. Nel testo si ricordano alcuni passaggi della Costituzione del paese, sottolineando come l’approvazione dell’ACTA possa andare contro i principi stessi su cui la Bulgaria ha fondato la propria unità e la propria storia. Un appello accorato, in pieno stile “Anon”, nel quale la “Legione” ricorda di esserci e di combattere:

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=n9ke5PkCdz0[/youtube]

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